Le maestre patteggiano, la rabbia di una madre: «Potranno lavorare ancora con i bambini? Assurdo »

Le due hanno concordato una pena di un anno e 11 mesi e di un anno e quattro mesi per i maltrattamenti avvenuti all'interno di un asilo
Redazione

Hanno patteggiato altre due maestre, accusate dei maltrattamenti nell’asilo e scuola d’infanzia “La piccola perla” di Orcenico superiore, Pordenone. Dinanzi al giudice Rodolfo Piccin, le due hanno concordato una pena di un anno e 11 mesi e di un anno e quattro mesi.

Il 3 marzo 2018 le due donne erano state interdette per maltrattamenti: urla a pochi centimetri dal viso dei piccoli, teste sbattute sui banchi, schiaffi alle guance, alla nuca e alla testa, strattoni e umiliazioni. Sul patteggiamento e le relative conseguenze, tra le quali il poter tornare al proprio lavoro di educatrici,  alcuni genitori sono rimasti increduli “Aumenta il senso di impotenza – commenta una mamma che ha denunciato assieme all’associazione ‘La Via dei Colori onlus’ – Per quanto si sappia che queste violenze danneggiano i bambini per molto tempo, se non per tutta la vita, le punizioni esemplari sono sempre troppo poche. Di fatto, queste maestre non andranno in carcere e potranno lavorare, persino nello stesso settore, come già fanno. Come se non fosse accaduto nulla. Dunque non solo non vi è punizione, ma non vi è neanche prevenzione rispetto alla possibilità che altri bambini subiscano gli stessi maltrattamenti. Questo è triste, per noi genitori e per la società intera”.

“Il risultato  – dice la donna – sarebbe stato diverso se altri genitori avessero lottato. Ieri eravamo in dieci ma le famiglie coinvolte sono 45. È chiaro che nel processo il peso di una famiglia può far poco se le altre 44 vanno avanti dritto. Noi abbiamo invece scelto di lottare: quando abbiamo visto i video tutti i pezzi del puzzle si sono magicamente composti. Abbiamo finalmente capito i pianti di nostro figlio, le sue fughe dal cancello, il suo lamentare le urla dell’asilo. Fino a quel momento avevamo pensato che quei comportamenti fossero dovuti al mio nuovo lavoro, un lavoro che amo molto. Mi davo la colpa di tutto, pensavo di dover dedicare più tempo ai miei figli e le maestre confermavano questo pensiero: per loro era un regresso dovuto alla ricerca delle mie attenzioni”.

“Quel che è peggio è che per mio figlio le violenze erano normali – prosegue la madre -. Ancora oggi è terrorizzato dalle urla, infatti si rifiuta di andare a calcetto dove c’è un papà che urla negli spogliatoi. Mi rattrista che non possa coltivare una sua passione a causa di ciò che ha vissuto. E dalle maestre, nemmeno una scusa, nessun pentimento. Non avrebbe cambiato la situazione, certo, ma magari avrebbe contestualizzato la scelta del patteggiamento. Così è come se nulla fosse accaduto”, concluse.

Al fianco della donna si è schierata La Via dei Colori onlus, associazione punto di riferimento in Italia per minori e minoranze vittime di maltrattamenti in strutture scolastiche e assistenziali. Attualmente, oltre a effettuare ricerca e formazione nell’ambito della prevenzione agli abusi, segue più di 700 parti offese offrendo consulenza tecnica legale, psicologica e di orientamento, dando il proprio supporto a oltre 150 processi in Italia.

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