Per 34 anni ha prestato servizio per il Comando dei vigili del fuoco di Trieste indossando guanti e tute in amianto, anche durante le sue missioni post sisma avvenute in Belice e in Friuli.
Ora, a 12 anni dalla sua morte, il giudice del Tribunale di Trieste, Sezione Lavoro, Silvia Burelli, ha condannato il Ministero dell’Interno a corrispondere alla vedova e ai figli di un vigile del fuoco, morto per mesotelioma da esposizione ad amianto, l’assegno vitalizio di 500 euro, uno speciale di 1.033 mensili e, a favore della vedova, la pensione privilegiata. Dopo la sua morte, nel 2008, i familiari si erano rivolti al presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, che, affiancato dal legale Alberto Kostoris, ha formalizzato la richiesta di risarcimento al Ministero.
Si tratta di una sentenza storica, la prima nella quale un vigile del fuoco viene riconosciuto vittima del dovere. “Abbiamo dimostrato che anche i Vigili del fuoco sono stati esposti ad amianto con l’utilizzo di guanti e tute – ha spiegato Bonanni -, gli interventi nel corso di incendi ed eventi sismici e il contatto con macerie di materiali in amianto, senza informazione e formazione e strumenti di prevenzione, motivo per il quale è in corso un fenomeno epidemico di mesoteliomi e altre malattie correlate tra il personale”.