A Trieste bruciate 2,5 tonnellate di cocaina

Operazione della Guardia di Finanza che manda in fumo oltre duemila panetti di stupefacente nell’inceneritore del capoluogo giuliano
Redazione
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Oltre 2,5 tonnellate di cocaina sono state distrutte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Trieste della Guardia di Finanza che ha bruciato nell’inceneritore del capoluogo giuliano 2.149 panetti di stupefacente, parte delle 4,3 tonnellate sequestrate tra il 2021 ed il 2022 durante l’“Operazione Geppo 2021”.
L’operazione aveva portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 38 persone, in Italia, Colombia e vari paesi europei, oltre che al sequestro di circa due milioni di euro in contanti.
Imponente il servizio di sicurezza predisposto dalle Fiamme Gialle per il trasporto della cocaina: un sistema di protezione che ha visto coinvolti anche mezzi navali del Corpo oltre che staffette con colori d’istituto e personale specializzato in scorte.
L’attività di smaltimento segna le fasi finali dell’importante azione investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che aveva visto gli uomini della Guardia di Finanza di Trieste portare a termine un’operazione eccezionale, non solo per la quantità dello stupefacente sequestrato, ma soprattutto per il numero di consegne controllate portate a termine: ben 19 operazioni “sotto copertura” eseguite fra il maggio 2021 ed il maggio 2022, in cui i finanzieri erano riusciti ad inserirsi nei gangli delle organizzazioni criminali coinvolte.
L’attività, coordinata dal pm Federico Frezza, aveva permesso, oltre al sequestro della cocaina che sul mercato avrebbe reso tra i 240 ed i 500 milioni di euro, l’arresto di esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese e del noto Clan del Golfo in Colombia, spietato gruppo paramilitare dedito alla produzione e al traffico di cocaina a livello globale.
Rimarranno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria solo piccole percentuali di campioni, necessari nelle fasi processuali che dovranno ancora svolgersi.
Delle persone coinvolte nell’inchiesta, 23 sono state condannate a pene fra i quattro anni e mezzo e i nove anni di reclusione, in gran parte a seguito di giudizio abbreviato; per 11 le condanne sono definitive.

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