Altro che Montasio, è la mozzarella il primo prodotto caseario del Fvg

Assieme allo stracchino rappresenta il 60% del latte lavorato in regione
Redazione

Friuli terra di frico, brovada e incredibilmente di mozzarella. La mozzarella di fiordilatte rappresenta il 32% dell’intera materia prima munta e lavorata negli stabilimenti in regione (circa 9.500 quintali di latte al giorno). Nella classifica segue lo stracchino con il 28%, il formaggio Latteria al 17%, il  Formaggio Dop Montasio al 16%, il latte confezionato al 5%, lo Yogurt 1% e la caciotta al 1%. 

Mozzarella e stracchino rappresentano dunque il 60% della filiera del latte. E questo è soltanto uno degli aspetti emersi dalla e approfondita analisi sulla filiera lattierocasearia fatta dall’agenzia di Cluster Agrifood Fvg.

Procede il progetto di messa in sicurezza e rilancio del settore voluto dall’assessore regionale Stefano Zannier. Dopo la presentazione di un primo screening, a metà gennaio, sono stati creati cinque tavoli di approfondimento su altrettante azioni strategiche proposte nel documento, che ora – entrando quindi nella fase tre – devono concretizzarsi.

“L’intenso lavoro di analisi, ascolto e proposta portato avanti in questi mesi – commenta Claudio Filipuzzi, presidente dell’agenzia di Cluster Agrifood Fvg – sta dando il quadro preciso su cui, con strategie strutturali condivise, è necessario intervenire. Uno degli obiettivi individuati, per esempio, è la creazione di almeno una Organizzazione di Produttori (OP) regionali riconosciuta dalla normativa europea per pianificare la produzione adeguandola alla domanda. È qualcosa che va ben oltre una ATI o a una rete d’imprese”.

Il lavoro dell’agenzia di cluster sta esaminando anche best practice fuori regione per raccogliere e proporre cosa e come sia trasferibile in regione. Recenti sono i contatti con l’Alto Adige e il Trentino, dove la remunerazione dei prodotti finali passa attraverso la valorizzazione della materia prima locale con cui sono realizzati. Ciò, unito a un’adeguata organizzazione locale condivisa, è poi in grado di rendere sostenibili le attività anche in zona montana. “Un obbiettivo che anche la nostra regione si può ragionevolmente dare. Bisognerà vedere – conclude Filipuzzi – fin dove i nostri attori territoriali sono disposti a fare un passo indietro lasciando spazio a iniziative condivise dal basso indispensabili oggi a difendere la sostenibilità di tutte le imprese rimaste”.

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