Annullato il Daspo per l’allenatore che aveva dato del ‘terrone’ all’arbitro

Non ha tenuto un comportamento esemplare dal punto di vista della buona educazione, ma nemmeno violento o tale da incitare alla violenza: annullato il daspo per il 42enne Flavio Giust. E’ questa...
Hubert Londero
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Non ha tenuto un comportamento esemplare dal punto di vista della buona educazione, ma nemmeno violento o tale da incitare alla violenza: annullato il daspo per il 42enne Flavio Giust. E’ questa in sintesi la sentenza del Tar di Trieste pubblicata ieri in merito alla vicenda dell’allenatore del Fontanafredda calcio, colpito dal provvedimento del Questore di Pordenone dopo la partita giocata il 9 novembre in trasferta contro la Sacilese nel Torneo esordienti 2007.

Il daspo, che vietava al mister di accedere per un anno agli stadi e nei luoghi interessati da partite, giocatori e spettatori due ore prima e due ore dopo gli incontri, era stato comminato per aver detto – così raccontano nei verbali due spettatrici – “l’è anca teron” riferito all’arbitro dopo un battibecco e rivolto alla propria panchina.

Nel provvedimento del Questore era stato scritto che Giust “per l’intera durata dell’incontro calcistico ha proferito parole offensive nei confronti dell’arbitro”, cosa che per il giudice amministrativo non emerge dagli atti. La manifestazione del disappunto dell’allenatore, verificatosi in una sola occasione e l’intento denigratorio dell’operato del giudice di gara – si legge nella sentenza non rappresentano di per sé azioni violente o tali da incitare, inneggiare o indurre alla violenza, in grado di giustificare l’emissione di un daspo”.

Inoltre, spiega il giudice, nel referto arbitrale – che non costituisce da solo la prova – non si trova traccia delle “condotte ‘verbalmente e materialmente violente’ – si legge – di cui riferisce il Questore nel provvedimento” e che quest’ultimo si è basato “essenzialmente sulle dichiarazioni di tre supporter della squadra avversaria – tre familiari di due giocatori sentiti dalla Digos, ndr – ai quali è, peraltro, anche riconducibile l’avvenuta diffusione della notizia a mezzo stampa – continua la sentenza – del pari immotivatamente enfatizzata”. Infine, il Tar ha fatto notare come i comportamenti del tecnico “avrebbero dovuto suggerire l’espletamento di più approfondite indagini o, per lo meno, una quanto mai opportuna interlocuzione endo-procedimentale con l’interessato”, cosa che non è successa. Il mister, quindi, potrà tornare ad allenare i propri giocatori.

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