Un deposito di anfore utilizzate per il trasporto dell’allume, un fissatore dei colori per tessuti nel mondo antico: è il risultato di una delle campagna di scavo in corso ad Aquileia.
“Si tratta di uno dei più consistenti rinvenimenti in tutto l’Occidente Romano e ci fa capire come Aquileia fosse il punto di riferimento per le rotte del commercio dell’allume e per il proseguimento del prodotti dall’alto Adriatico verso la pianura Padana e le province nord-occidentali” spiega Daniela Cottica, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia .
A cosa serviva l’allume nell’antichità?
Con il termine allume, l’alumen della Naturalis Historia di Plinio, si designa un gruppo di sali che in epoca romana veniva utilizzato per fissare i colori alle fibre tessili, per la concia delle pelli, per rendere resistenti al fuoco i tessuti e il legno; era inoltre impiegato in metallurgia e nella farmacopea per le sue proprietà astringenti e antisettiche. In particolare il termine “allume” è spesso riferito al solo solfato di alluminio e potassio dodecaidrato KAl(SO4)2·12H2O, noto anche come allume di potassio o allume di rocca.
Le anfore rinvenute dal team caforscarino sono frammentarie – più di 6000 frammenti – ma permettono di ricostruire oltre 100 unità, la cui capienza può essere di 15 o 30 litri, con prevalenza delle seconde, provenienti da due diverse aree di approvvigionamento utilizzate in età romana: Lipari e le circostanti isole Eolie e l’isola di Milos nell’Egeo.
Oltre alle anfore è stata anche rinvenuta una ciotola contenente polvere rossa, probabilmente un pigmento, che è ora in fase di analisi e che potrebbe essere collegata al ciclo di colorazione dei tessuti.
La scoperta arriva proprio nell’anno delle celebrazioni dei 2200 anni dalla fondazione della colonia di Aquileia.