Beghe di vicinato, paga e fa affiggere mega manifesto contro il rivale: «Infame»

Beghe di vicinato. La vendetta meditata e servita fredda da un cittadino di Gorizia è grande 18 metri quadri
Redazione

Uno strano manifesto lungo 6 metri e alto 3 è apparso a Gorizia, nel rione Sant’andrea, destando la curiosità e l’ilarità di molti residenti. Non si tratta esattamente di una pubblicità tout court, quanto di una “strategia” di comunicazione adottata da qualche cittadino in storica lite con un vicino di casa. Il manifesto, affisso a fine aprile per un costo di 162 euro per 14 giorni, recita testualmente la definizione della parola “Infame”, così come la si può trovare nel vocabolario Treccani. Il cartellone pubblicitario si trova all’incrocio tra via Gregoric e via Natisone. La polizia, come riferito al Gazzettino, non ha ravvisato alcun tipo di reato nell’azione intrapresa.

La definizione

infame agg. [dal lat. infamis, comp. di in2 e fama «fama»]. – 1. a. Di persona che, per aver compiuto azioni particolarmente turpi e spregevoli, si è resa indegna della pubblica stima: rendersi i.; analogam., lasciare un nome i., disonorato. In partic., nel diritto romano, chi era condannato a pene infamanti o era comunque colpito da infamia; nel diritto canonico, chi si trova in condizione d’infamia, sia di diritto sia di fatto. b. Nell’uso corrente, con senso più generico, di chiunque si sia macchiato di gravi colpe contro la legge, la morale, la religione; sinon. quindi di perversoscelleratoturpe e sim., ma con tono di più severo biasimo: l’iassassinoè un traditore i.; un individuo i.; E grida ai posteri: Tre volte infame Chi vuol VeneziaMorta di fame (Fusinato); anche sostantivato: è un infame! Spesso è usato come titolo ingiurioso, o per esprimere l’indignazione che qualcuno suscita in noi con la sua malvagità, col suo ignobile comportamento, ecc.: è un istrozzinom’ha ingannato, quell’infame! Nel linguaggio della malavita, e spec. della malavita organizzata, è appellativo usuale con cui viene bollato il delatore, o anche il «pentito». 2. Usi estens.: a. Di azione commessa con animo scellerato, o tale che dovrebbe infamare chi ne è l’autore: è un itradimentouna icalunniaun’imenzognab. letter. Di luogo malfamato, frequentato da gente disonesta: una casa i.; una ibettola. Raro con senso più generico (come il lat. infamis), di luogo che sia tristemente noto perché vi si corrono pericoli o per altre caratteristiche negative: regioni iper il brigantaggioper la malariac. Eretto a monumento d’infamia: colonna i., la colonna eretta a Milano nel 1630 a ricordo del processo agli untori svoltosi poco prima in questa città e conclusosi con due condanne a morte (avvenimenti che sono l’oggetto di un’opera storica di A. Manzoni, la Storia della colonna infame, pubblicata come appendice ai Promessi Sposi, ediz. 1840-42). 3. Per iperbole, nel linguaggio fam., di cosa molto brutta, o mal fatta, o cattiva, spiacevole, e sim.: è un lavoroun dipintoun monumentoun compito i.; libro i., privo di qualsiasi pregio (ma anche in senso proprio: osceno, turpe); un tempo i., per gran vento o pioggia; un pranzouno spezzatino i., un vino i., pessimi per fattura, qualità, sapore; una fatica i., assai ingrata, intollerabile. 4. letter., ant. Dito i., il dito medio della mano, detto dai latini infamis digitus o digitus impudicus, per una sua rassomiglianza con il membro virile. ◆ Pegg. infamàccio. ◆ Avv. infameménte, in modo infame: agirecomportarsi infamementein quel periodo molta gente si era infamemente arricchita.

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