Bocciata mozione su commissione d’inchiesta per emergenza Covid

Respinta a maggioranza (sì compatto delle Opposizioni e no altrettanto compatto del Centrodestra) la mozione 171 con cui si affermava che il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia avrebb...
Giancarlo Virgilio

Respinta a maggioranza (sì compatto delle Opposizioni e no altrettanto compatto del Centrodestra) la mozione 171 con cui si affermava che il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia avrebbe dovuto istituire una Commissione d’inchiesta sulla gestione emergenziale, causata dalla Covid-19, nelle aree più colpite della regione; disporre che la Commissione d’inchiesta non comporti oneri aggiuntivi per l’Amministrazione regionale, e altresì disporre che tale Commissione concluda i propri lavori e riferisca all’Aula presentando una relazione entro quattro mesi dall’incarico.

Inoltre, il Consiglio avrebbe dovuto stabilire che, nella nomina della Commissione, Maggioranza e Opposizioni fossero egualmente rappresentate e che, per portare a termine il proprio compito, la Commissione potesse svolgere delle audizioni.

La firma al documento è di Andrea Ussai e Ilaria Dal Zovo (M5S), Furio Honsell (Open Fvg), Walter Zalukar (Misto), Roberto Cosolini e Mariagrazia Santoro (Pd), Simona Liguori (Citt) e Giampaolo Bidoli (Patto), ovvero è stata sottoscritta da almeno un consigliere di ogni Gruppo di Opposizione e che è stata presentata all’Aula da Ussai.

Nella mozione si citano i contagi e i decessi da coronavirus tra gli ospiti delle case di riposo e gli ultrasettantenni in generale, nonché tra gli operatori del Sistema sanitario regionale (Ssr). Ma anche “la non omogeneità nelle procedure adottate tra le Aziende sanitarie, con particolare riferimento agli spostamenti degli operatori tra le strutture e all’effettuazione dei tamponi al personale sanitario e agli ospiti delle Rsa”, ha reso noto il pentastellato, dopo aver avuto un pensiero per le vittime e i loro familiari.

“E’ necessario conoscere cosa sia successo, nella gestione dell’emergenza, nelle residenze e nelle strutture del Ssr per capire cosa non abbia funzionato – ha rimarcato Ussai – perché in alcune strutture la situazione sia stata più grave che in altre (si vedano i numeri registrati a Trieste con circa il 60% dei colpiti tra operatori e anziani delle Rsa), anche per evitare che in futuro si ripropongano situazioni come quelle che si sono verificate in questi mesi. Non faremmo una bella figura all’esterno, di chiarezza e trasparenza, se non facessimo questa Commissione”.

Zalukar ha poi insistito sulla cosiddetta “ricerca degli eventi sentinella”, necessaria per adottare le azioni collettive di contrasto, e sulla sanazione per procedure. Per Honsell l’intento non è cercare responsabilità, perché la mancanza di precedenti e una situazione fatta di incertezze avrebbe messo in difficoltà chiunque, ma il rischio lo si riduce analizzando cosa è successo. In linea con lui si è espresso Cosolini, a detta del quale la richiesta di un organismo di inchiesta si sarebbe potuta evitare se alcuni interrogativi presentati in III Commissione consiliare avessero avuto risposte adeguate, come il perché Trieste sia stata numericamente la più colpita della regione.

“Se non c’è un reale desiderio di inquisire nessuno, non si chiede una Commissione di inchiesta”, ha detto lapidaria Mara Piccin (FI). “Errori sicuramente ne sono stati fatti, ma parlare di dati che sono stati nascosti e di operatori che lavorano in situazioni fatiscenti è ingeneroso verso Maggioranza e anche Opposizioni, perché è una strumentalizzazione. Potevate richiedere una volta di più la convocazione della III Commissione competente in materia sanitaria – ha sottolineato – e tutte le audizioni che volevate, ma questa mozione è un atto inaccettabile”.

“Non è fare chiarezza, ma buttare discredito verso l’operato di qualcuno. E a posteriori, dimenticando il momento in cui si è agito. La Regione Fvg ha risposto in modo esemplare, come poche in Italia”, ha aggiunto Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) che ha chiesto il ritiro di una mozione dal sapore inquisitorio.

“Ci fosse stato un altro atteggiamento da parte della III Commissione, questa mozione non sarebbe stata appoggiata dal Pd”, ha allora fatto sapere il capogruppo dem, Sergio Bolzonello. “Perché abbiamo sempre riconosciuto le cose andate bene, ma ce ne sono state anche di andate male e non abbiamo avuto le adeguate risposte”.

Di pari tenore l’intervento del capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo. “Nessuna critica alla struttura regionale, mai fatto comunicati in tal senso perché gestire la straordinarietà dell’evento ha messo a dura prova tutti. Però, fossimo stati messi nelle condizioni di dare un contributo vero su come affrontare la situazione, non avremmo chiesto nulla”.

“Non si interferisce con le indagini della magistratura verso gli esposti. Se è la parola inchiesta che vi spaventa, allora togliamola e parliamo di Commissione speciale”, ha semplificato Cristian Sergo (M5S), che ha citato le occasioni in cui lo stesso presidente Fedriga ha richiesto Commissioni di tale tipo nella sua veste di parlamentare.

“Non si può dire che una Commissione che si chiama di inchiesta e prevede audizioni non interferisce con indagini della Procura”, ha ricordato Claudio Giacomelli (FdI), che ha poi spiegato la segretezza degli atti e la non appropriatezza di audire degli indagati.

Mauro Bordin (Lega) ha ricordato le situazioni non solo difficili, “ma drammatiche in cui ci siamo trovati, come italiani, con immagini che hanno mostrato carri pieni di bare, medici e infermieri impegnati giorno e notte senza risparmiarsi. Ora è tutto dimenticato. Invece buon senso vorrebbe che questa richieste fosse ritirata”.

Da parte del vicegovernatore Fvg con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, la riflessione amara di “aver ascoltato cose poco accettabili”, difendendo poi l’operato di “uomini e donne del Fvg che per giorni e giorni hanno dato tutto ciò che potevano dare. Abbiamo risposto a decine di interrogazioni dei consiglieri e siamo venuti in III Commissione tre volte in piena emergenza”. E ha riparlato delle decisioni difficili che i medici hanno dovuto prendere su chi e come salvare i pazienti, “mentre c’era chi ci contestava che in quei momenti avremmo dovuto ascoltare dei consulenti, neanche avessimo avuto il tempo per farlo”.

Il governatore Fvg Massimiliano Fedriga ha infine ribadito la propria posizione sulla richiesta della Commissione d’inchiesta e ha accusato di “atteggiamento non coerente chi chiede ci sia collaborazione quando si tratta di disporre i bilanci regionali, ma poi indice una conferenza stampa per annunciare la richiesta di una Commissione d’inchiesta”. E ha poi ricordato gli attacchi subiti per ogni sua decisione, con scelte che a volte vedevano le perplessità anche sue e di Ricardi ma, a detta degli esperti, andavano prese (ad esempio l’obbligo di indossare le mascherine di protezione, chiudere/riaprire i confini regionali, chiudere/riaprire scuole e università).  “Siamo la terza realtà in Italia per numero di casi testati con i tamponi (l’8,419 per cento), prima di noi ci sono solo la Provincia di Trento e la Regione Valle d’Aosta. Oltre a numerosi casi in cui siamo tra i migliori d’Italia, con un rischio contagio registrato molto basso”, ha rimarcato Fedriga che ha rimandato al mittente la richiesta di un’inchiesta. “Ciò non significa che non vogliamo fare approfondimenti, anzi. Li abbiamo fatti con numerosi incontri in videoconferenza con le altre Regioni. Ma quando ho visto che questi incontri venivano utilizzati strumentalmente per dar contro al nostro operato, li ho smessi”.

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