Casa delle autonomie per disabilità, a Feletto il servizio per la Transizione, l’Inclusione e la Vita

E' stato presentato questa mattina. Al taglio del nastro anche il direttore generale dell’Asu Fc, Denis Caporale, e il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi
Paola Treppo

L’iniziativa, rivolta a disabili intellettivi e autistici, sviluppa l’autonomia individuale Feletto Umberto, 26 mag – “Il Servizio per la transizione, l’inclusione e la vita indipendente realizzato dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale e dal Comune di Tavagnacco in collaborazione con le cooperative Itaca e Universiis, è la concretizzazione di uno spazio innovativo che interpreta efficacemente l’integrazione socio sanitaria e affronta il tema della disabilità consentendo alle persone coinvolte di avere una prospettiva di indipendenza e inclusione”.

Lo ha dichiarato il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, alla presentazione del progetto Stivi, il quale ha consentito di mettere a disposizione di 5 ragazzi dai 15 ai 25 anni con disabilità intellettiva e autismo un appartamento nel centro di Feletto Umberto per sperimentare un’esperienza di condivisione di spazi e tempi all’interno di quella che può essere definita la ‘Casa delle autonomie’. All’evento hanno partecipato, oltre a Riccardi, il sindaco di Tavagnacco Moreno Lirutti, alcuni esponenti della Giunta comunale e il direttore generale dell’Asufc, Denis Caporale, il quale ha sottolineato che l’iniziativa rientra tra le azioni di riqualificazione e di sviluppo dei servizi realizzate dall’Azienda per incrociare i cambiamenti nei bisogni e nelle aspettative esistenziali delle persone con disabilità e delle loro famiglie e superare un’impostazione prettamente assistenziale. Stivi propone progetti individualizzati, che si svilupperanno in un arco temporale di 3-5 anni per supportare la transizione all’età adulta dei giovani con disabilità favorendo lo sviluppo delle competenze tipiche della vita quotidiana: vivere e gestire una casa, muoversi sul territorio, imparare a relazionarsi e, grazie alla collaborazione con il Comune, ad integrarsi pienamente nella comunità locale attraverso attività utili al contesto sociale.

Il vicegovernatore ha quindi sottolineato che “questa esperienza consente ai ragazzi disabili che vi partecipano di avere una propria vita attraverso un processo di inclusione ma soprattutto di indipendenza. La Regione continuerà a lavorare per favorire la moltiplicazione d’iniziative di questo tipo perché realizzano condizioni di vita migliori per le persone dando risposte al bisogno di salute delle persone, che è molto diverso da bisogno di sanità”. Riccardi ha inoltre spiegato che l’iniziativa “anticipa concretamente la necessaria revisione della Legge regionale 41 del 1996 che, pur essendo un pilastro dell’integrazione sociosanitaria, oggi ha necessita di un aggiornamento e di un adeguamento ai tempi. La pandemia ha rallentato tale processo, ma ora è tempo di riprenderlo”

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