Copriva con la mano sinistra la siringa mentre vaccinava, l’ago non penetrava se non per uno o due millimetri e lo stantuffo non arrivava a fine corsa. E’ stato questo modo di operare di Emanuela Petrillo, l’infermiera accusata di aver finto di vaccinare centinaia di bambini tra Treviso, Udine e Codroipo, ad aver insospettito Silvia Pol, sua collega di studi e – per due giorni – di lavoro, che nel 2016 fece la prima segnalazione riguardo al modo anomalo con cui Petrillo somministrava il farmaco vaccinale e che oggi ha testimoniato al Tribunale di Udine.
Chiamata a deporre dal pm Claudia Danelon, la testimone ha spiegato di essere rimasta colpita, mentre collaborava con Petrillo a Treviso facendo le anamnesi, dal fatto che i bambini vaccinati nel febbraio di 5 anni fa non piangevano e di aver notato lo strano comportamento della sua collega l’8 giugno, quando furono vaccinati 25 utenti. Stando al racconto, l’imputata tendeva a dirigersi dal carrello dei medicinali all’utente con la mano dietro la schiena e quando buttava la siringa faceva un movimento con la mano come per svuotarla. Poi, osservando un contenitore per i rifiuti speciali utilizzato quel giorno solamente dall’imputata, si accorse che c’erano ancora liquido nelle boccette e nelle siringhe e goccioline sulle pareti. Da qui, dopo qualche giorno, la segnalazione alla coordinatrice e quindi all’Usl di Treviso.
Sul banco dei testimoni sono saliti, chiamati dalle parti civili, anche la madre di un piccolo ammalatosi di morbillo nonostante fosse stato vaccinato a Treviso, il padre di un bambino di Codroipo ammalatosi per 5 lunghi mesi di una presunta pertosse, oltre al dottor Andrea Iob, che ha descritto il lavoro della task force di cui era componente che si è occupata dell’emergenza vaccinale riguardante 5.400 utenti dopo che è esploso il caso, e Stefano Miceli, allora coordinatore degli assistenti sanitari di Udine. Quest’ultimo ha sottolineato come Emanuela Petrillo fosse particolarmente sollecita a convincere gli indecisi a far vaccinare i figli, per questo il caso fu particolarmente devastante per i colleghi, e come fosse cresciuta la diffidenza nei confronti dei sanitari dopo le notizie di cronaca da parte dei genitori dei bimbi vaccinati da Petrillo, alcuni dei quali chiesero di riprendere col cellulare la nuova somministrazione.
“La testimonianza penalmente rilevante – spiega Danelon – è la prima, assieme alle analisi da noi volute sull’assenza degli antigeni del morbillo nei bambini, circa 200, ai quali sarebbe stata somministrata da Emanuela Petrillo solo la prima dose di vaccino. Le altre testimonianze di oggi descrivono le conseguenze del fenomeno”.
Dal canto suo, il difensore dell’infermiera, l’avvocato Paolo Salandin, ha sottolineato come in Friuli, diversamente dal Veneto, le nuove vaccinazioni furono fatte senza verificare l’assenza di antigeni nei 5.400 utenti, procedura che, dal punto di vista giudiziario, toglie fondamento all’alto numero di interessati. Inoltre, il difensore ha fatto notare come non sia stato stabilito che, nel caso sopra citato, si trattasse veramente di pertosse e che, quindi, nessuna famiglia ha subito danni. Oggi Emanuela Petrillo, diventata mamma di un maschietto 20 giorni fa, non era in aula, ma potrebbe comparire nella nuova udienza fissata per il 22 giugno.