Castello di Udine ‘al buio’ per la mostra Antichi abitatori delle grotte in Friuli

Nel biennio della manifestazione ESOF 2020 “Science of citizens”, il Museo Archeologico di Udine e il Museo Friulano di Storia Naturale propongono la mostra Antichi abitatori delle grotte ...
Paola Treppo

Nel biennio della manifestazione ESOF 2020 “Science of citizens”, il Museo Archeologico di Udine e il Museo Friulano di Storia Naturale propongono la mostra Antichi abitatori delle grotte in Friuli, presso il Castello di Udine. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, si prefigge di raccontare l’utilizzo delle grotte in Friuli Venezia Giulia a partire dalla Preistoria, attraverso le tracce lasciate dagli animali e dagli uomini che le hanno frequentate, secondo un approccio interdisciplinare, una comunicazione accessibile e un uso eco-sostenibile dei materiali impiegati nell’allestimento.

Alla fine dell’Ottocento, sulla scia di quanto già da alcuni decenni avveniva nell’area classica del Carso, vicina ma allora parte dell’impero Austro-Ungarico, anche in Friuli si accende l’interesse per l’esplorazione delle grotte e lo studio del fenomeno carsico. Da allora, in centocinquant’anni, le grotte conosciute nel settore prealpino orientale, dalle Valli del Torre sino a quelle del Natisone e dello Judrio, esplorate ed inserite nel catasto grotte, sono oltre 800. Alcune sono semplici ripari, altre sistemi sotterranei complessi che si sviluppano per chilometri. Delle tracce rinvenute in questi particolari ambienti, nella mostra vengono presentati sia l’approccio storico, che ne ha permesso l’individuazione, lo studio e addirittura l’evoluzione della disciplina paletnologica in regione, sia quello più tecnologico, che fa emergere dei dati inaspettati da reperti apparentemente semplici, consentendo una ricostruzione accurata dei contesti archeologici assai antichi. Ricordiamo a titolo di esempio, lo studio genetico sui campioni di suini provenienti dai diversi livelli del sito del Riparo di Biarzo che hanno messo in discussione la provenienza di questa specie domestica dal Vicino oriente ipotizzandone una domesticazione locale.

Così attraverso filmati, reperti, documenti e ricostruzioni la mostra racconta la ricerca archeologica e speleologica, che, come abbiamo detto, ha radici profondissime in regione; L’esposizione consente inoltre di approfondire le conoscenze sulle Valli del Natisone a partire dalla Preistoria più antica con il Riparo di Biarzo; da questo sito provengono strumenti in selce, manufatti in osso, conchiglie forate e resti faunistici che sono stati sottoposti ad analisi diagnostiche allo scopo di ricostruire i modi di vita dei gruppi di cacciatori-raccoglitori che frequentavano le Valli a partire da 13.000 anni fa. Ma una grossa fetta delle informazioni giunge dal III millennio a.C. e dai ritrovamenti che fin dalla fine dell’Ottocento, famosi naturalisti, come Achille Tellini, Giovanni Battista De Gasperi, Egidio Feruglio, Francesco Musoni, Ardito Desio, soci del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, fecero nelle grotte di quelle stesse Valli. Una frequentazione che, a nostro avviso, non può che essere legata al popolamento del fondovalle e motivata da ragioni che possono essere ricondotte alla necessità di stabulazione degli animali durante i periodi di sosta, al bisogno di una pausa lungo i percorsi di caccia, di fienagione, di ricerca delle materie prime, di attività fusorie o ancora legata ai nuovi rituali funerari.

Numerosi i soggetti che collaborano al progetto; oltre alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, i Musei Provinciali di Borgo Castello di Gorizia, il Museo Speleologico Scientifico della Grotta Gigante, la Biblioteca Civica “V. Joppi, l’Archivio Egidio Feruglio e il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano di Udine, che forniscono gran parte del materiale espositivo, portano un contributo il Dipartimento di Studi Umanistici – Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche, Università degli Studi di Ferrara, il Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste e il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.

“Il valore di questa mostra, e del catalogo che la accompagna – ha commentato il Sindaco di Udine Pietro Fontanini -, sta soprattutto nel fatto di aver saputo legare le vicende umane degli studiosi e degli appassionati al loro contesto storico e alla dimensione archeologica e antropologica. In questo modo essa ci aiuta a capire le complesse conoscenze degli antichi abitatori del Friuli e a ricostruire le vie del commercio, dato che alcune delle materie prime utilizzate provengono da aree lontane. La nostra Regione, ricca di grotte, molte delle quali si aprono nelle Prealpi Giulie, a due passi da Udine, ha fatto da culla e da palestra per la speleologia non solo friulana ma nazionale, dando alla disciplina, tra Otto e Novecento, uomini del valore di Tellini, Marinelli, De Gasperi, Desio, Gortani e Feruglio. Nell’organizzare questa mostra, il Museo Archeologico di Udine e il Museo Friulano di Storia Naturale hanno saputo integrare gli aspetti naturalistici a quelli archeologici, permettendo in questo modo una lettura a 360° di un tassello di territorio e di alcune importanti pagine di storia del nostro Friuli”.

“La mostra ‘Antichi abitatori delle grotte in Friuli’ – ha aggiunto l’Assessore Cigolot -, allestita presso il mezzanino del Castello di Udine, chiude ESOF 2020, la più rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica, che ha visto la partecipazione del Museo Archeologico e del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine in qualità di partner. L’esposizione ha il merito di porre le basi per una ricerca scientifica multidisciplinare sul Friuli orientale ma anche quelli di comunicare i valori della sostenibilità ambientale, dall’utilizzo di materiali riciclabili alla definizione di un progetto che prevede il recupero e il riutilizzo di buona parte degli elementi che compongono l’allestimento. Desidero ringraziare la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, le Università degli Studi di Ferrara e i nostri Giuseppe Muscio e Paola Visentini, che hanno saputo egregiamente sviluppare, ciascuno nel proprio ambito di competenza, un’iniziativa espositiva destinata a segnare un punto di riferimento per una visione sempre più ampia e approfondita del nostro territorio e della sua storia”.

L’esposizione si articola in quattro sale, su un’estensione di circa 250 mq ed è collegata, attraverso una scala interna, all’esposizione permanente del Museo Archeologico. La prima sala racconta il carsismo della regione e i contatti e le interazioni delle aree friulane soprattutto nel III millennio a.C., la seconda sala narra la ricerca archeologica e speleologica; la terza si concentra sulle Valli del Natisone nella preistoria più antica e in particolare sul Riparo di Biarzo; infine, nella quarta sala, si trovano di nuovo elementi delle Valli del Natisone ma del III millennio a.C., con un approfondimento relativo alle faune che vengono rinvenute in grotta.

Potrebbe interessarti anche

©2022 TELEFRIULI. Tutti i diritti riservati | P. IVA 01313840306. La testata Telefriuli è registrata al Tribunale di Udine, n° 414/78 il 21.02.1978
Powered by Rubidia