Cibo scadente, Ciriani: «I nostri emigranti mangiavano quello che c’era»

Protestare per la qualità del cibo. È successo oggi, a Pordenone, da parte di richiedenti asilo. Una protesta singolare. Chi dichiara di scappare dall'inferno non dovrebbe andare troppo ...
Redazione

Il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, è intervenuto con un post su Facebook sulla manifestazione di protesta inscenata ieri da un gruppo di 31 richiedenti asilo che lamentavano l’inadeguatezza del vitto loro fornito dal centro di accoglienza che li ospita. Ecco il suo commento:

Protestare per la qualità del cibo. È successo a Pordenone da parte di richiedenti asilo. Una protesta singolare. Chi dichiara di scappare dall’inferno non dovrebbe andare troppo per il sottile. Se il cibo fosse scaduto, immangiabile, capirei. Ma il servizio che viene offerto a questi ragazzi è paragonabile a ciò che si offre alle famiglie indigenti italiane o straniere residenti. Manca quella silenziosa dignità che i nostri emigranti seppero rispettare quando, spaesati, approdarono in ogni angolo del mondo. Mio zio, conservo gelosamente il suo passaporto, partí a 22 anni da Cusano (Cusano, non da Brera) per il Canada: minatore, boscaiolo, muratore, bidello. E “se magnava quel che l’era”.

Dignità e rispetto. E smettiamola di tirare fuori la scemenza della esportazione della mafia: gli immigrati hanno insediato tutte le mafie possibili, non più e non meno degli italiani. Tantissimi stranieri hanno trovato in Italia una terra che ha dato loro lavoro, accoglienza, assistenza, scuole per i loro figli e, per questo, danno convintamente il loro contributo per far crescere il nostro Paese. La differenza tra chi oggi protestava e i nostri emigranti è che i nostri parenti hanno saputo dire grazie, lavorare per chi li ospitava e sentirsi patrioti di due nazioni. Oggi, commercianti, artigiani, partite Iva, lavoratori dipendenti di questi settori, pregano per non finire sulla strada. Da chi ha un tetto, un letto, una diaria e i pasti assicurati, capiti qualsiasi cosa, mi aspetto di meglio. È una riflessione che, immagino, condividano tantissimi immigrati regolari che si sono integrati con i loro sacrifici, non con le proteste offensive.

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