Con la circolare del 24 aprile, il ministero dell’Interno ha confermato che con il Dl “Riaperture” è vietata la somministrazione al banco. Una scelta che Confcommercio Fipe ritiene giuridicamente incomprensibile e senza alcun fondamento sanitario. Un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, specifica con quali modalità possa avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio).
In sostanza, stando alla circolare del ministero, il servizio al bancone non si potrà fare prima del 1 luglio, mentre a partire dal 1 giugno sarà possibile consumare al chiuso, ma al tavolo. Si tratta secondo i rappresentanti di categoria di un paradosso giuridico e sanitario.
«È un attacco al modello di offerta del bar italiano – dichiara Antonio Dalla Mora, presidente di Confcommercio Fipe Udine – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto».
Per dare voce ai 1.627 bar del nostro territorio provinciale, Confcommercio Fipe di Udine si associa alla richiesta del presidente nazionale Stoppani di un intervento urgente da parte del Mise, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo.