Le norme regionali che regolano l’accesso ai contributi per l’affitto saranno sottoposte al giudizio della Consulta. Il Tribunale di Udine ha sollevato la questione della legittimità costituzionale della regola secondo cui, per avere i contributi, bisogna certificare di non possedere beni immobili all’estero.
Ai cittadini italiani e comunitari basta presentare l’autocertificazione. Ai soggiornanti di lungo periodo, invece, sono richiesti documenti del Paese d’origine, spesso difficili o impossibile da ottenere, o in alternativa viene chiesto di dichiarare le ragioni dell’impossibilità a produrli. Tale distinzione era già stata dichiarata discriminatoria dal Tribunale di Udine nelle settimane scorse per l’accesso ai contributi per l’acquisto della prima casa.
La questione di legittimità è stata sollevata da un’ordinanza del giudice del lavoro Marina Vitulli in merito a una causa promossa da 41 stranieri residenti a Udine, assistiti dall’Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione e dall’avvocato Martino Benzoni.
Le 41 famiglie, oltre 120 persone in tutto, erano state ammesse con riserva alla graduatoria per l’accesso ai contributi dal Comune di Udine, che aveva applicato la norma regionale. Il giudice, in una seconda ordinanza, ha dichiarato discriminatoria tale norma e ha ordinando a Palazzo D’Aronco di ammettere i 41 ricorrenti nelle graduatorie alle medesime condizioni dei cittadini italiani.