Dipendenza da web e social, giovani sul web alla ricerca di modelli educativi

Una generazione cresciuta nella luce di schermi e telefonini che a noi sembra sbagliata, quando siamo stati noi i primi ad illuminarli con quella luce. Parole di Matteo Lancini, psicologo, psicoterape...
Marco Pasquariello
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Una generazione cresciuta nella luce di schermi e telefonini che a noi sembra sbagliata, quando siamo stati noi i primi ad illuminarli con quella luce. Parole di Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano e docente del Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano Bicocca. E’ stato lui il protagonista del webinar “Adolescenti navigati e genitori influencer”, organizzato nell’ambito di Sa.Pre.Mo, progetto di educazione alla legalità nato dalla collaborazione di QUestura di Udine, Dipartimento delle Dipendenze dell’azienda sanitaria universitaria integrata, Comune di Udine, Ufficio Scolastico Regionale, Confindustria Udine e Gruppo Danieli di Buttrio. “I bambini sono da sempre sovraesposti al protagonismo imposto dalla famiglia, fin dai filmini della recita dell’asilo” dice Lancini “qualsiasi evento, anche insignificante, della vita del bamnino viene ripreso e fotografato”. Fino al trauma della scuola secondaria di secondo grado, quando all’ormai adolescente viene trasformato completamente l’orizzonte.

Insomma, i nuovi adolescenti, cresciuti in modelli confezionati dai genitori, si trovano all’improvviso spiazzati, senza più riferimenti, e li cercano nel gruppo dei pari, quindi tra gli amici, e sul web, dove sono abituati a navigare fin dalla più tenera età, abituati molto spesso dagli stessi genitori che poi, a dodici, tredici e quattordici anni, cambiano completamente orientamento, sull’onda del “sei sempre al telefono”.

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