Discarica di Porcia dedicata all’amianto esaurita tra un anno e mezzo

Una discarica, quella di Porcia, riservata a rifiuti non pericolosi, monodedicata a materiali contenenti amianto, già precedentemente legati in matrice compatta. Una struttura che, già s...
Redazione

Una discarica, quella di Porcia, riservata a rifiuti non pericolosi, monodedicata a materiali contenenti amianto, già precedentemente legati in matrice compatta. Una struttura che, già soggetta a un ampliamento, al momento è impossibilitata a chiedere un’ulteriore deroga per utilizzare un indispensabile terzo settore a causa di una discrepanza tra le norme regionali e i criteri localizzativi che regolano le distanze dai centri abitati (nello specifico, soprattutto la frazione di Ceolini).

Questo è quanto emerso nel corso del sopralluogo effettuato dalla IV Commissione consiliare, presieduta da Mara Piccin (FI). I lavori hanno visto la partecipazione di Gianfranco Tonon in rappresentanza dell’azienda gestrice dell’impianto, la General Beton Triveneta, nonché del sindaco e dell’assessore a Urbanistica ed Edilizia privata del Comune di Porcia, rispettivamente Marco Sartini e Claudio Turchet.

I due amministratori locali hanno ricordato che “il monitoraggio sull’impianto è stabile e che anche le valutazioni fornite dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa Fvg) non hanno mai segnalato alcuno sforamento nei valori prestabiliti. Continueremo comunque a fare dei controlli mirati – hanno aggiunto – a scopo puramente preventivo”.

La discarica era stata inaugurata nel 2008 negli spazi di una ex cava dismessa nel 2000, dopo aver ottenuto le autorizzazioni a gestire l’area prima del passaggio delle competenze dalla Provincia di Pordenone alla Regione. Nel 2015 è stata esaurita la prima sezione di circa un ettaro, dove i materiali conferiti – hanno spiegato i tecnici della General Beton Triveneta – sono stati ricoperti con almeno due metri di terra e isolati con materiabili plastici impermeabili sopra e sotto, nonché con teloni drenanti per raccogliere le acque filtrate che in seguito vengono dirottate verso un impianto di trattamento e, infine, scaricati nel corso d’acqua Brentella”.

Nel 2015 ha invece preso il via l’utilizzo della seconda area adiacente, ampia altri tre ettari, dove trequarti della volumetria prevista sono già esauriti al ritmo annuo di 10-12mila metri cubi di materiali fino ai 50mila del 2019.

“L’operatività ancora disponibile – si è appreso – è stimata in un anno e mezzo (circa 80mila metri cubi che si sommano ai 250mila già interrati) ed è per questo motivo che, essendo necessari almeno dodici mesi per una preparazione adeguata del terzo lotto (collocato più a sud verso la Pontebbana per ulteriori tre ettari), l’autorizzazione è stata chiesta nel 2019 con l’auspicio di poter operare nel 2022”.

“I rifiuti, non pericolosi per la salute, arrivano direttamente dai centri di stoccaggio preliminare regionali e mai dai cantieri. Sono sempre contenuti nei bag (teli avvolgenti) o in altre forme di protezioni: tutto già confezionato al momento della rimozione originaria. Inoltre, una volta scaricati dai camion per il deferimento in discarica, vengono prontamente ricoperti entro la sera del giorno stesso – hanno sottolineato i rappresentanti dell’azienda – senza mai rimanere alla luce del sole o alla mercé degli agenti atmosferici”.

Le fonti dei rifiuti sono private o aziendali e prevedono soprattutto tubature e camini. Non sono mai caratterizzate da amianto friabile, come quello legato all’attività navale. Tuttavia – ha sottolineato Tonon -, per poter proseguire nell’iter nei tempi adeguati, c’è la necessità di emendare alcuni intoppi che pongono in forse numerosi vantaggi legati a questo sito: occupazione, recupero della cava, uso delle strutture esistenti e collaudate, sicurezza dell’intero Fvg e infine un notevole risparmio economico, invece di costosi trasporti verso la Germania”.

“La richiesta – ha concluso – non avrebbe creato problemi nel 2011, oggi purtroppo non è così a causa di una mera discrasia tra strumenti normativi che impedisce di chiedere la deroga per una mancanza di omogeneità. L’obiettivo, pertanto, è quello di poter presentare la documentazione che confermi l’assenza di pericoli“.

Potrebbe interessarti anche

©2022 TELEFRIULI. Tutti i diritti riservati | P. IVA 01313840306. La testata Telefriuli è registrata al Tribunale di Udine, n° 414/78 il 21.02.1978
Powered by Rubidia