Il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore nei pressi di Trieste è l’unico giacimento italiano che custodisce nel terreno reperti fossili di dinosauri. Dopo l’estrazione e la preparazione del noto dinosauro Antonio, alla fine degli anni Novanta da parte della ditta Zoic – azienda leader nel settore della preparazione di reperti paleontologici a livello internazionale – il gennaio scorso la Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia ha incaricato la ditta triestina guidata dal geologo Flavio Bacchia, di finire di estrarre e preparare Bruno, il secondo dinosauro proveniente dal sito.
Alcuni blocchi di roccia con i resti di Bruno erano già stati portati alla luce ai tempi dell’estrazione di Antonio, ma non erano ancora mai stati eseguiti i lavori di preparazione dello scheletro fossile, mentre il cranio e la coda erano rimasti nel terreno: nel corso di questi mesi è stata ultimata l’estrazione e la meticolosa preparazione.
Ora la preparazione di Bruno è stata completata: il reperto – presentato questa mattina dal principe Dimitri della Torre e Tasso, da Paola Ventura in rappresentanza della Soprintendenza e da Flavio Bacchia della Zoic – è esposto nella sua versione definitiva al Castello di Duino da sabato 7 dicembre fino al 1^ marzo 2020 negli orari di apertura del maniero (ogni fine settimana e festivi – ad esclusione del 25 dicembre e 1^ gennaio – dalle 9.30 alle 16.00).
Il lavoro svolto dai tecnici triestini della Zoic (tre persone per 4 mesi e oltre 2000 ore di lavoro) ha permesso di ricomporre i blocchi che contengono il fossile e di comprenderne in gran parte la struttura.
Bruno è un adrosauro simile ad Antonio (dinosauro erbivoro dal becco ad anatra), lungo circa 5 metri, quindi supera di oltre 1 metro il “fratello”, con un peso di circa 600 Kg e un’età di oltre 70 milioni di anni. La preparazione dell’animale, che ha seguito gli standard utilizzati alla fine degli anni 90 (sgrosso meccanico e rifinitura a getto d’acido formico) si è presentata molto complessa a causa della frammentazione del fossile.
Curiosa la sua dislocazione su una piega degli strati che curvano il fossile su sé stesso per 180°, ma ancora ignota per ora la ragione della struttura geologica che contorce il dinosauro. Da un lato si trovano cranio, collo, dorso, dall’altro coda e zampe. La frammentarietà del reperto ha reso le operazioni di preparazione chimica molto delicate. Per prevenire potenziali effetti negativi si è ridotta la percentuale d’acido in uso, passando dal 8% al 4%. Altro fattore di complicazione è la parziale disarticolazione dello scheletro, sempre in connessione anatomica, una delle peculiari caratteristiche dei fossili del sito paleontologico giuliano.