La Corte di Assise di Udine ha condannato a 24 anni di reclusione Paolo Castellani per l’omicidio della moglie Elisabetta Molaro. La donna fu uccisa con 71 coltellate lo scorso 15 giugno a Codroipo, escludendo l’aggravante della crudeltà. Il PM, al termine della propria requisitoria, aveva chiesto la condanna di Castellani proprio a 24 anni di reclusione; nella requisitoria, durata poco più di mezz’ora ha ripercorso quanto accadde la notte del delitto: lui che cerca di abbracciare la moglie, il rifiuto di lei, l’aggressione con il coltello preso in cucina poco prima. Poi le telefonate al 118 e alla suocera, la fuga verso il torrente Corno, il tentativo di suicidio e infine l’arresto.
Il Pm ha escluso la premeditazione, insistendo sulle aggravanti del rapporto matrimoniale e della crudeltà, ma anche sulla concessione delle attenuanti generiche per l’atteggiamento tenuto durante le indagini e il processo.
Accorata la requisitoria dell’avvocato di parte civile, Federica Tosel, che ha chiesto il risarcimento di un milione di euro per ciascuna delle figlie e di 500mila euro per la madre di Elisabetta. Il legale ha insistito sulla crudeltà, sulla lucidità di Castellani in quella notte e chiesto giustizia per le sue assistite. “Elisabetta voleva che lei si togliesse la fede, lo faccia, signor Castellani”, ha concluso.
“Paolo Castellani ha realizzato nella famiglia il suo sogno a cui ha dedicato la vita – ha risposto nell’arringa il difensore Paolo Bevilacqua – e ha il diritto di tenere la fede. Castellani è un uomo mite, affettivo e rassegnato alla perdita del suo sogno. Purtroppo quella notte la tempesta emotiva ha invertito la direzione delle coltellate. Quella sera Castellani voleva uccidersi per punire la moglie che voleva separarsi”.
Il legale ha concluso chiedendo l’insussistenza dell’aggravante della crudeltà.