Uccise la moglie, l’assassino: «Quel giorno sono morto anche io»

Oggi ha testimoniato anche la madre della vittima: "Era geloso e aggressivo. Era convinto che Elisabetta avesse due amanti "
Hubert Londero
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“Mi dispiace tantissimo che persone che consideravo amiche, come la madre di Elisabetta, nutrano ancora astio verso di me. So che il mio gesto è irreparabile. Mi spiace che il mio grido di aiuto sia stato scambiato per ossessione. Quel giorno è morta lei e sono morto anch’io”. Lo ha detto davanti alla Corte d’Assise di Udine, con ancora la fede al dito, Paolo Castellani, reo confesso dell’omicidio della moglie, Elisabetta Molaro, uccisa con 71 coltellate a Codroipo il 15 giugno scorso.

Poco prima sul banco dei testimoni era salita Petronilla Beltrame, madre della vittima. “Paolo mi chiamò all’1 e 46 e mi disse ‘o ai copade to fie”, ha affermato la donna raccontando come iniziò il suo incubo. Secondo la testimonianza della signora, Castellani, che lei considerava come un figlio, era molto geloso e aggressivo e negli ultimi due anni il rapporto di coppia si era incrinato. “Quando si erano messi insieme, lui l’aveva convinto a lasciare gli studi universitari a Gorizia, continua Petronilla Beltrame. Le controllava il telefono, le uscite con le amiche e usava la pausa pranzo dal lavoro per vedere dove fosse. Era convinto che lei avesse due amanti. Ma tra lavoro e famiglia non ne aveva il tempo”. Nell’ultimo anno Elisabetta aveva deciso di separarsi e Paolo cercò aiuto nella suocera di farle cambiare idea. “Elisabetta mi disse – ha concluso la donna – di essere convinta. O impazzisco io, mi rispose, o se ne va lui”.

Durante l’udienza è stata sentita anche un’amica della vittima, che ha confermato l’insistenza di rapporti di Elisabetta fuori dal matrimonio.

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