24 anni di reclusione: è la condanna che il pm Claudia Finocchiaro ha chiesto stamani, 3 marzo, per Paolo Castellani nel processo in corso in Corte di Assise, a Udine, per l’omicidio della moglie, Elisabetta Molaro, uccisa a Codroipo con 71 coltellate lo scorso 15 giugno.
Una requisitoria durata poco più di mezz’ora, in un’aula gremita nella quale il pubblico ha indossato in grande evidenza il nastrino rosso dell’impegno contro la violenza sulle donne.
Il sostituto procuratore ha ripercorso i momenti del delitto: lui che cerca di abbracciare la moglie, il rifiuto di lei, l’aggressione con il coltello preso in cucina poco prima. Poi le telefonate al 118 e alla suocera, la fuga verso il torrente Corno, il tentativo di suicidio e infine l’arresto.
Il Pm ha escluso la premeditazione, insistendo sulle aggravanti del rapporto matrimoniale e della crudeltà, ma anche sulla concessione delle attenuanti generiche per l’atteggiamento tenuto durante le indagini e il processo.
Accorata la requisitoria dell’avvocato di parte civile, Federica Tosel, che ha chiesto il risarcimento di un milione di euro per ciascuna delle figlie e di 500mila euro per la madre di Elisabetta. Il legale ha insistito sulla crudeltà, sulla lucidità di Castellani in quella notte e chiesto giustizia per le sue assistite. “Elisabetta voleva che lei si togliesse la fede, lo faccia, signor Castellani”, ha concluso.
“Paolo Castellani ha realizzato nella famiglia il sogno a cui ha dedicato la vita – ha risposto nell’arringa il difensore Paolo Bevilacqua – e ha il diritto di tenere la fede. Castellani è un uomo mite, affettivo e rassegnato alla perdita del suo sogno. Purtroppo quella notte la tempesta emotiva ha invertito la direzione delle coltellate. Quella sera Castellani voleva uccidersi per punire la moglie che voleva separarsi”.
Il legale ha concluso chiedendo l’insussistenza dell’aggravante della crudeltà.

