Fermo pesca nell’Alto Adriatico: il pesce azzurro sarà importato

Scatta oggi il fermo pesca nell’Alto Adriatico. Un provvedimento atto a risparmiare le risorse del mare e che arriva, quasi per caso, nel giorno dell’Overshoot day, cioè quella giornata in cui le risorse della terra che si possono rigenerare nell’anno vengono terminate. Il fermo blocca la pesca a strascico e del pesce azzurro, in quest’ultimo caso specialmente nella zona giuliana di Trieste, e riguarda il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto, l’Emilia-Romagna e parte delle Marche e della Puglia. Il provvedimento durerà sei settimane, fino al 27 agosto, mentre fino ad ottobre le ore di pesca saranno diminuite da cinque a quattro ore. “Il fermo serve”, come racconta Giovanni Dean segretario di Confocooperative Friuli-Venezia Giulia, “per far ripopolare alcune specie di pesci che in questo periodo si riproducono” mentre i pescatori, per questi giorni di fermo, ricevono un indennizzo che, spesso, arriva anche in ritardo. “In tutto i pescatori possono pescare circa 150 giorni all’anno”, prosegue Dean, “ma il fermo non è uguale in tutto l’Alto Adriatico. In Croazia, ad esempio, lo si effettua in un altro periodo”. E ciò crea inevitabilmente, a livello di mercato, l’arrivo di pesci importati dall’estero. Anche se in gran parte sulle nostre tavole arriva già. “Alcuni branzini arrivano dalla Francia”, racconta Paolo, un ristoratore locale, “mentre i sardoni o da Trieste o dalla Croazia, come altre specie”. Attualmente esiste un piano di gestione triennale tra gli Stati, che dovrebbe scadere ed essere rivisto il prossimo anno. Nel frattempo, le cooperative attendono quella che dovrebbe essere un’armonizzazione naturale tra i periodi di fermo, onde evitare una concorrenza spietata e importazioni di grandi quantità di pesce.