Asugi dovrà accertare entro 30 giorni se Anna, nome di fantasia, è mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitali, è affetta da patologia irreversibile e fonte di sofferenza fisiche o psichiche e se è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Completato questo percorso il comitato etico potrà decidere se la donna potrà accedere al suicidio medicalmente assistito. È questo il dispositivo emesso dal tribunale civile di Trieste in merito al ricorso di Anna alla quale era stata diagnostica nel 2010 la sclerosi multipla senza possibilità di cura o di terapia.
La 55enne, con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, aveva chiesto di attivare la procedura di suicidio assistito ancora in autunno, Anna dovrebbe attivare autonomamente il pulsante che le somministra il farmaco, ma per farlo deve essere in grado di potersi muovere, cosa che le sue condizioni di salute stanno rendendo pressoché impossibile.
Asugi aveva specificato che la decisione spettava al comitato etico regionale. Secondo l’accusa dei legali dell’associazione Luca Coscioni che curano gli interessi della triestina il comitato non si poteva attivare senza che la stessa Asugi non avesse accertato le condizioni della donna. Un mese fa l’udienza e oggi la sentenza che di fatto non dà il via libera al suicidio assistito ma impone ad Asugi di attivarsi per accertare le condizioni della donna accogliendo quindi le richieste del pool di legali guidato da Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, che spiega: «Il tribunale ha accertato il diritto costituzionalmente garantito della donna a ottenere entro 30 giorni il completamento delle verifiche per poter accedere alla procedura indicata dalla sentenza Cappato, evidenziando come fino a ora l’ASUGI non abbia adempiuto ai propri obblighi di tutela del diritto alla salute della paziente». Il suicidio medicalmente assistito in Italia è regolamentato unicamente da una sentenza del 2019 della Corte Costituzionale non esistendo in Italia una legge in materia.