Foibe, chiostro della biblioteca di Pordenone intitolato a Norma Cossetto

«Pordenone vuole continuare a ricordare il genocidio spaventoso delle truppe slavo comuniste di Tito perpetrato nelle terre italiane del confine orientale. Norma Cossetto è l’Anna F...
Redazione

«Pordenone vuole continuare a ricordare il genocidio spaventoso delle truppe slavo comuniste di Tito perpetrato nelle terre italiane del confine orientale. Norma Cossetto è l’Anna Frank italiana. A lei come a tutti i martiri italiani delle foibe va restituita la verità e la memoria per tanti anni negate. E a lei, studentessa universitaria che non potè terminare i suoi studi, intitoliamo il chiostro della biblioteca, un luogo di cultura frequentato dagli studenti». Con queste parole il sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, ha accompagnato la scopertura della targa in memoria di Norma Cossetto, simbolo delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano e dalmata. Così recita la lapide: «Giovane studentessa istriana, catturata dai partigiani slavo comunisti, veniva lungamente violentata dai suoi carcerieri e barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943, Villa Surani, Istria».

«Si trattò di una vera e propria pulizia etnica anti italiana ad opera dei comunisti – ha aggiunto Ciriani – e spiace constatare che vi sia ancora, anche nel nostro territorio, chi è refrattario a riconoscere la verità e alimenta posizioni riduzioniste e giustificazioniste». Alla cerimonia era presente anche Diana Cossetto, cugina discendete di Norma.

«Noi portiamo avanti semplicemente la nuda verità – ha detto – e queste iniziative sono preziosissime poiché la storia è stata manipolata e nascosta per tanti anni. Non fu solo una tragedia di una parte di italiani, ma una tragedia nazionale perché nel confine orientale, oltre agli istriani, c’erano i figli di tutta Italia. Ringrazio il Comune di Pordenone – ha concluso visibilmente commossa – per questo riconoscimento morale».

La mattinata di commemorazione è cominciata nel cortile dell’ex Provincia. Qui le autorità hanno deposto una corona di fiori alla targa che ricorda la tragedia del confine orientale. Inoltre, il prefetto ha consegnato alla presidente del comitato dei familiari delle vittime, Flavia Maraston, una medaglia della presidenza del Consiglio attribuita al suo bisnonno Alvise Federici. «I miei parenti – ha commentato Maraston, figlia di esuli – sarebbero orgogliosi. Gli istriani sono italiani due volte, per nascita e per scelta».

Presente alle cerimonie anche Silvano Varin, storico presidente provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. «Pensavamo che le nostre tragedie fossero completamente riconosciute – ha commentato – e invece ogni anno dobbiamo registrare prese di posizione che disconoscono i fatti. Cosa dobbiamo fare perché queste persone capiscano che è stata una terribile tragedia, che ci hanno infoibato e cacciato, e abbiamo perso tutto solo perché volevamo continuare a essere italiani?»

“Il valore del ricordo non sta solo nel rendere giustizia alle vittime delle foibe, per troppo tempo dimenticate, ma anche e soprattutto nel portare costantemente all’attenzione di tutti una pagina della nostra storia che possa servire come monito per le generazioni future”. Ad affermarlo è stato l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier a margine della doppia cerimonia svoltasi oggi a Pordenone.

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