Fototrappole contro la criminali e passeur tra Trieste e sul Carso 

Arriveranno a giorni e serviranno alle forze di polizia per effettuare indagini e approfondimenti di polizia giudiziaria, non solo per la lotta all’immigrazione clandestina
Andrea Pierini
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65 fotocamere ad attivazione immediata che, nei piani della Regione, dovrebbero essere usate per individuare e bloccare i flussi migratori ma che serviranno in realtà per attività di polizia giudiziaria ad ampio raggio. Arriveranno nei prossimi giorni alle questure di Trieste e a quella di Gorizia, ai comandi provinciali del capoluogo giuliano di Carabinieri, Guardia di Finanza e polizia locale 65 di quelle che da alcuni vengono definite come fototrappola. Si tratta comunque di apparecchiature sofisticate che tramite un sensore attivano la ripresa video e che consentono quindi di monitorare una determinata zona in maniera autonoma. L’intento annunciato ancora nel 2020 della Regione, il percorso per l’affido era risultato più complesso del previsto, era di utilizzarle sul Carso per capire e analizzare i flussi migratori nella lotta alla rotta balcanica, ma le forze dell’ordine le utilizzeranno per attività di prevenzione in generale. «Sono apparecchiature che – spiega il questore di Trieste, Pietro Ostuni – a differenza delle videocamere fisse possono essere spostate e installate in qualsiasi luogo e garantiscono un’attività preventiva importante. Possono essere utilizzate in indagini su spaccio, furti, fenomeni di degrado o per stanare e intercettate i passuer».

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