Georgiano morto al Cpr di Gradisca, il garante per tre ore con gli ospiti

A visitare il Cpr lo stesso giorno del Garante anche i deputati Riccardo Magi di +Europa e la dem Debora Serracchiani
Ivan Bianchi
loading...

Situazione ancora esplosiva e tesa al Cpr di Gradisca d’Isonzo dove in giornata ha fatto visita il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma. Una visita lunga che ha consentito al Garante di ascoltare numerose voci, soprattutto dei 35 reclusi che, su 62 totali, provengono dal Cpr di Bari, già messo in ginocchio dalle numerose proteste e rivolte. Palma ha proseguito la visita a Gorizia per controllare le ultime carte soprattutto relative alla morte del giovane georgiano Vakhtang Eukidze.

Dal punto di vista delle indagini non c’è ancora nessun indagato mentre l’autopsia sul corpo del trentasettenne è stata programmata per mercoledì. Il Procuratore Capo di Gorizia, Massimo Lia, si dice fiducioso in chi sta portando avanti le indagini. “Abbiamo avuto rassicurazioni dall’autorità di garanzia che queste situazioni si impegnano a tenerle sotto controllo e mi sembra decisivo” ha rimarcato il Garante all’uscita dalla struttura dopo più di tre ore all’interno. “Sul caso specifico c’è l’autorità giudiziaria che indaga. Le condizioni interne possono essere state determinanti di alcuni comportamenti come le rivolte ma ora possono agire per riportare la calma in questo posto. Rispetto al problema politico più in generale, ovvero l’utilità che questi centri rappresentano, è necessario a libello di legislazione nazionale. A noi interessa che secondo la legislazione esistente tutte le persone abbiano tutelati i loro diritti come persone e secondo quanto sancito dalla costituzione”.

Sul caso specifico del georgiano deceduto, “abbiamo avuto una forte collaborazione con tanti dati e abbiamo sentito le persone in maniera autonoma o privata senza alcun impedimento. Dialogando con l’autorità giudiziaria, anche perché mi costituirò parte offesa nel procedimento, come tradizionalmente faccio nei casi di morte anche negli istituti penitenziari, avrò anche accesso agli atti e potrò seguire il procedimento”, prosegue Palma. Sulla figura del georgiano gli altri reclusi al garante hanno sottolineato come sia stata “una persona non facile, problematica che comunque aveva avuto fino al suo rimpatrio, che era non accompagnato, ovvero senza alcun problema che però si è creato verso gli ultimi giorni quando ci sono stati dei cambiamenti forti”. Per quanto riguarda i lividi e le botte che gli altri reclusi hanno affermato di aver visto sul corpo del georgiano, Palma sottolinea come “saranno le perizie sull’uso della forza che è stato utilizzato a stabilirlo. Sicuramente l’uso della forza è stato utilizzato e si trattava di interrompere un momento di aggressione nei confronti di un’altra persona”. Secondo quanto riferito sempre dall’interno della struttura, il ragazzo georgiano morto e il suo compagno di cella stavano cercando di rompere una divisione in plexiglass che, se rotta, avrebbe potuto creare oggetti contundenti pericolosi. All’invito delle forze dell’ordine di disfarsene il compagno di cella si era da subito attivato, facendo scaturire l’ira del georgiano che gli si era scagliato contro. Da lì l’intervento delle forze dell’ordine. Sulle condizioni degli utenti la struttura è “nella media. Questa, rispetto ad alcune che sono più arretrate dal punto di vista edilizio, ha il tutto più nuovo. Il problema è se sono le strutture adeguate a far rimanere persone fino a sei mesi, cosa che accade. Sono strutture che erano state pensate per periodi più brevi, gli stessi spazi non possono andar bene”.

A visitare il Cpr nello stesso giorno del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale anche il deputato Riccardo Magi di +Europa e la deputata dem Debora Serracchiani. “Era importante entrare perché bisogna spiegare cosa sono veramente diventati i Cpr. Nella logica iniziale avevano un’altra funzione – precisa Serracchiani – mentre ad oggi dopo i decreti sicurezza, che hanno aumentato i tempi di permanenza, sono cambiati. Vanno messe risorse perché non si può pensare che una gestione così complessa sia portata avanti da così poche persone e non sempre preparate”. Sul caso specifico della morte del ragazzo georgiano la deputata dem sottolinea come “bisogna lasciar lavorare l’autorità giudiziaria. Le istituzioni ci sono e sperano che sia fatta massima chiarezza”. Sulle 150 ospiti che la struttura dovrebbe raggiungere fra qualche settimana la deputata osserva come “non ci possono stare. Per quanto sia una struttura logisticamente migliore ha bisogno di regole chiare. Parlerò col ministro Lamorgese e presenterò un’interrogazione anche sull’applicazione delle regole che non sempre sono uguali per tutti: in alcuni casi, ad esempio, i cellulari vengono sequestrati, in altri no. Bisogna fare chiarezza – conclude – soprattutto perché si parla di persone”. Magi, dal canto suo, ricorda come “molti degli ospiti prendono calmanti e psicofarmaci, gli spazi comuni e di svago, come il luogo mensa o il campo da calcio, non sono utilizzati. C’è una situazione di degrado che stupisce perché è una struttura nuova. Queste sono strutture che dovrebbero chiudere il prima possibile, strutture di detenzione amministrativa dove le persone vivono nelle gabbie. C’è chi ha commesso reati e chi, invece, è solo in una situazione di irregolarità amministrativa, c’è chi ha lavorato per anni e chi ha una famiglia”.

Dopo aver parlato con alcuni ospiti del centro, soprattutto sugli eventi degli scorsi giorni, “ho ritrovato una convinzione unanime con tutti coloro con cui ho parlato. Di sicuro non è stata la colluttazione che il georgiano ha avuto con un altro ragazzo molto giovane ad avergli provocato delle conseguenze gravi. Questo è chiaro”. “Ieri – prosegue Magi – prima che potessi entrare per l’ispezione, nel reparto dove si trovava il cittadino georgiano sono stati sequestrati i cellulari e non sono stati ancora restituiti.

Nella struttura c’è tanta tensione e non c’è un servizio adeguato a gestire questa situazione, non solo per l’ente gestore ma perché una situazione del genere non si sostiene: le persone fanno fatica a parlare con i loro legali e non ricevono informazioni, ci sono tantissimi atti di autolesionismo, sono tagliati sulle braccia, sull’addome e situazioni di tensione quotidiane, più situazioni al giorno. Quello che è avvenuto, secondo le testimonianze che ho raccolto, non può essere stato causato da quella colluttazione”, conclude Magi.

Potrebbe interessarti anche

©2022 TELEFRIULI. Tutti i diritti riservati | P. IVA 01313840306. La testata Telefriuli è registrata al Tribunale di Udine, n° 414/78 il 21.02.1978
Powered by Rubidia