Gli studi alla Regione: l’acciaieria è ok e serve al territorio

Le analisi delle Università dicono che nulla impedisce la realizzazione dell'impianto Metinvest e Danieli a San Giorgio di Nogaro, che non crea problemi agli equilibri ambientali e che la sua realizzazione è utile, oltre sul piano economico, anche su quello sociale e culturale all'intera area
Redazione
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«Dal punto di vista ambientale non esistono condizioni evidenti per limitare a priori l’insediamento di ulteriori attività industriali nell’Aussa Corno». Lo rivela lo studio propedeutico al progetto integrato di infrastrutturazione industriale, capacità logistica e implementazione dell’accessibilità al porto di San Giorgio di Nogaro, commissionato dalla Regione all’università degli studi di Udine, per valutare l’idoneità del luogo a ospitare il polo siderurgico previsto dal progetto Adria, proposto da Metinvest e gruppo Danieli.

Articolato nei filoni idrodinamico, ambientale e socio-economico, lo studio dell’ateneo friulano prefigura lo sviluppo del tessuto economico produttivo dell’area con la realizzazione del polo siderurgico. Analoghe conclusioni emergono dagli altri studi affidati, sempre dalla Regione, all’università degli studi di Trieste e a un gruppo di professionisti coordinati da Hmr Ambiente di Padova. Le sintesi e le conclusioni di tutti e tre gli studi sono state pubblicate oggi dal quotidiano Messaggero Veneto. Domani, a partire dalle 9.30, le conclusioni saranno illustrate alle commissioni consiliari seconda e quarta, a Trieste.I ricercatori dell’ateneo friulano hanno valutato lo stress al fondo indotto dalle navi. L’hanno fatto simulando la reazione provocata da una nave lunga 180 metri e larga 30, con un pescaggio pari alla profondità del canale meno di 1 metro, e dedotto che «dal punto di vista idrodinamico, la configurazione meno impattante risulta quella che prevede un approfondimento del canale a 9,66 metri». Portare alla profondità di -9,66 metri il canale, spiegano i ricercatori, «non significa dragarlo per tutta la sua larghezza ma solo per la larghezza corrispondente alla cunetta, cioè 50 metri».Non emergono criticità neppure dall’aspetto ambientale: «Dal confronto tra i dati previsti dal progetto Adria e le emissioni censite per la zona industriale Aussa Corno – si legge – non emergono variazioni dei livelli di concentrazione degni di nota».

Gli analisti si soffermano anche sulle ricadute socio-economiche legate all’insediamento del nuovo impianto con l’attivazione di 700 nuovi posti di lavoro e l’insediamento di 420 nuove famiglie. L’impianto prevede un investimento di 2,2 miliardi e meccanismi «che riducono la dispersione di energia e gli inquinanti, mediante modalità di riutilizzo delle acque reflue (80%), la depurazione delle acque di scarico e forme di controllo degli inquinanti che, nell’insieme, consentiranno di produrre per ogni tonnellata di prodotto lavorato tra i 96 e i 130 chilogrammi di Co2 anche grazie alla tecnologia dell’impianto che sarà di tipo elettrico e non a combustione fossile». Seppur risulti «abbastanza rilevante», l’incremento del traffico stradale «non sembra essere tale da generare pesanti situazioni di disagio sulla viabilità esistente».Anche lo studio di fattibilità commissionato dalla Regione a un gruppo di professionisti stabilisce che «la punta sud della zona industriale Aussa Corno ha le potenzialità per soddisfare le esigenze dell’insediamento, essendo un sito a destinazione industriale con aree libere».

Analogo il giudizio dei ricercatori dell’università di Trieste, secondo i quali «per le caratteristiche indicate, non si evidenzia alcuna criticità in relazione al potenziale approfondimento dei tratti marini, con profondità che non dovrebbero superare 12-14 metri. Tutti gli acquiferi artesiani si ritrovano a profondità superiore a 25 metri dal piano di campagna, che non saranno mai raggiunte dalle azioni potenziali di scavo».

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