Imponevano solo ambulanti ‘amici’ nei mercati, il capo clan viveva a Latisana

I reati si sono consumati nel mondo del commercio ambulante tra Bibione, Latisana e Lignano
Andrea Pierini
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La punta di un iceberg che ha portato all’arresto di nove persone vicine ai clan di camorra napoletani per l’accusa di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. La direzione distrettuale antimafia della procura di Trieste con il capo Antonio De Nicolo e il Pm Massimo De Bortoli ha presentato oggi i primi esisti di una articolata indagine nel mondo del commercio ambulante a cavallo del confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Il filone reso noto riguarda in particolare il mercato di Bibione “I giovedì del lido del sole” dove il capo clan, un napoletano di 60 anni da anni residente a Latisana, aveva impedito e imposto solo operatori suoi amici. L’episodio più eclatante il pestaggio a Lignano nel 2019 di una persona che non voleva sottostare ai loro diktat. Nel corso delle perquisizioni tra Bibione, San Michele, Concordia Saggitaria e Latisana sono stati recuperati soldi, 100 mila euro in valuta della repubblica ceca, e una pistola con matricola abrasa. Il capo clan era già noto per precedenti per riciclaggio, evasione fiscale e falsificazione di marchi.
Le indagini non sono partite da una segnalazione precisa, il riserbo degli inquirenti è ancora massimo, e il clima non era omertoso anche se nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare.
Una sola persona tra quelle arrestate è delle zona, precisamente veneto. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra ha elogiato l’attività degli inquirenti parlando di mafie ormai ovunque, la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani ha evidenziato come serva un impegno più esplicito e complessivo contro un fenomeno che non lascia intatta nessuna isola felice
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