In salvo lo speleologo intrappolato tutta la notte in grotta

Si è concluso il delicato intervento di soccorso nella Buca Mongana, a 2.000 metri di quota e a meno venti di profondità
Daniele Micheluz
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E’ salvo lo speleologo 22enne di Roveredo in Piano che ha trascorso tutta la notte, ferito, nella grotta Buca Mongana, a 2.000 metri di quota, poco lontano da Forcella Lodina, nel gruppo del Duranno Cima dei Preti, in comune di Cimolais.

Lo hanno tenuto al riparo dalla pioggia fino a poco dopo le sei del mattino a cinque metri dall’uscita, mentre il padre è stato fatto uscire e ha atteso a Casera Lodina quando è arrivato il cambio degli speleologi.

La grotta si è rivelata più complessa del previsto perché costituita da una serie di pozzi dei quali l’ultimo in alto molto franoso, quello in cui doveva avvenire la disostruzione. Il ferito era sette metri sotto la strettoia e non poteva essere spostato perché non c’era spazio sufficiente all’interno, dunque il lavoro è stato fatto valutando attentamente l’allargamento, per evitare che cadessero pezzi all’interno addosso al ferito.

Si è poi deciso, con la valutazione dei medici, di portarlo fuori senza barella, appeso al ‘pannolone’ – alle 1.40 era fuori dalla strettoia – dal momento che presentava solamente un braccio rotto e ferite al volto, senza danni o lesioni a schiera e arti inferiori che richiedessero necessariamente la barella spinale.

Poco prima delle 7 l’elicottero, che si è alzato in volo alle 6, lo ha prelevato per portarlo a valle. Gli altri materiali e tutto il personale del Soccorso speleologico arrivato in quota a 2.000 metri è stato poi evacuato con l’elicottero della Protezione Civile. In tutto hanno preso parte una quarantina di tecnici del Soccorso Alpino tra cui diversi provenienti da altre regioni Lombardia, Trentino, Umbria e Lazio non tutti però impiegati nelle operazioni che hanno avuto l’esito positivo prima del previsto. Sul posto anche i Vigili del Fuoco di Maniago, supportati dalla squadra Speleo Alpino Fluviale di Pordenone.

L’allarme era scattato nel pomeriggio di domenica. Il ferito era stato raggiunto grazie a un primo volo dell’elicottero della Protezione Civile da due soccorritori del Soccorso speleologico delle squadre del Veneto, un tecnico e un medico speleologo, che ha trascorso con il giovane la notte. Nel frattempo, però, il tempo era peggiorato notevolmente e il velivolo non poteva più portare altre squadre in quota per il necessario supporto tecnico.

In serata, dal campo base a quota 700 metri era riuscito a decollare nuovamente l’elicottero della Protezione Civile che, nonostante le proibitive condizioni meteo, con due rotazioni, grazie alla bravura del pilota, è riuscito a portare in quota a 2000 metri sia i materiali di soccorso, sia tre tecnici speleologi del Friuli Venezia Giulia, tra i quali un tecnico distruttore che aveva iniziato ad allargare la strettoia per consentire alla barella di passare con il ferito a bordo.

Il ferito ha trascorso la notte in compagnia di uno dei due compagni di esplorazione che erano con lui, il padre, mentre il fratello era uscito dalla grotta ed era stato portato a valle. I tre stavan svolgenfo un attività esplorativa. 

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