Inclusione, sostenibilità e biodiversità per la rinascita di Sant’Osvaldo

Il progetto definitivo per la riqualificazione dell'area dell'ex ospedale psichiatrico sarà pronto a breve
Isabella Gregoratto
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Puntano su 4 idee chiave, ingresso e ludo, memoria , food, sport e orti, i suggerimenti degli studenti dell’università di Udine per riqualificare l’area dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo, il cui progetto definitivo sarà pronto a breve.

I punti qualificanti delle idee progettuali sono stati presentati oggi nella sede della direzione dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) e del Dipartimento di salute mentale. L’intento è quello di proporre un quadro di indirizzo di progetto per aprire alla città uno spazio nuovo dal rilevante valore storico e paesaggistico, inclusivo e sostenibile. L’iniziativa rientra in un progetto generale di riqualificazione dell’intero complesso condotto dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), proprietaria dell’area, con l’Università di Udine, il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il coinvolgimento del Comune del capoluogo friulano. Le proposte sono state messe a punto da un gruppo di studenti del dottorato interateneo Udine-Trieste in Ingegneria civile-ambientale e architettura e del corso di laurea magistrale in Architettura dell’università friulana.

Quattro idee chiave per un patrimonio verde

Il parco è il valore aggiunto di quest’area in una logica di interventi infrastrutturali ambientali per la realizzazione di habitat biodiversi e di servizio al cittadino, attrattivi per lo svago, il ristoro e lo sport. Sostenibilità, biodiversità e inclusione sono i requisiti del progetto di riqualificazione nel rispetto del tessuto urbano esistente del quartiere di San Paolo e Sant’Osvaldo. Le proposte progettuali avanzate dagli studenti, con riferimento alla natura, alla vocazione e al paesaggio del parco e del comprensorio in cui è inserito sono quattro.

L’Area ingresso e ludo prevede uno skatepark, un’area giochi attrezzata, un viale pedonale con una “piazza cittadina”, infopoint nell’ex casa del direttore.

L’Area memoria, con percorsi tematici, punti d’osservazione, visita ad architetture storico-museali, ai giardini storici e agli elementi vegetali dell’architettura del parco.

L’Area food immagina un chiosco esterno con l’area consumazione, integrato con attrezzature multifunzionali in un nuovo sistema di disegno dello spazio open air nell’ex padiglione 4.

L’Area sport e orti che prevede campi sportivi, spogliatoi e servizi, percorsi della salute e l’area orti e colture.

Cinque direttrici strategiche

La progettazione, secondo gli indirizzi dell’Asufc, doveva rispondere a cinque esigenze: valorizzare gli spazi; tutelare il comprensorio; incentivare lo sviluppo attrattivo di fruibilità dell’area da parte della collettività; migliorare i servizi al cittadino e i percorsi di salute; migliorare l’inserimento lavorativo in una logica di convivenza tra Centro di salute mentale, cooperative e le associazioni impegnate nel comprensorio e società civile.

Il lavoro dell’Ateneo

Le proposte rientrano nelle attività del gruppo di ricerca dell’Università di Udine sull’area dell’ex ospedale psichiatrico nell’ambito del progetto interdipartimentale “Energia, sostenibilità dei processi produttivi e resilienza territoriale” (Espert). Il lavoro è condotto da un team con ricercatori dei dipartimenti Politecnico di ingegneria e architettura e di Scienze agroalimentari, ambientali e animali e del dottorato interateneo in Ingegneria civile-ambientale e architettura.

Il comprensorio

L’area del parco di Sant’Osvaldo è parte integrante del comprensorio dell’ex manicomio della Provincia di Udine costruito nel 1904 nella periferia sud-ovest del capoluogo friulano. Gli avvicendamenti storici hanno determinato notevoli modificazioni della superficie territoriale occupata. La cittadella storica è costituita da un impianto quadrilatero che occupa circa 6 ettari. Il perimetro del comprensorio è variato da 59 ettari ai 22 attuali dopo la cessione dell’ex colonia agricola all’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” all’Ateneo friulano. Il comprensorio conta una trentina di edifici. Alcuni sono utilizzati dall’Azienda sanitaria, altri sono in uso a enti pubblici, altri ancora in uso a cooperative sociali (residenze assistite, laboratori artigianali e artistici, magazzini, serre, sedi per comunità diurna e un’area sportiva), altri inutilizzati. Il parco confina con l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” dell’Ateneo friulano, che ha acquistato i terreni che una volta erano parte della colonia agricola dell’ospedale psichiatrico. Negli anni passati, in attesa dell’avvio di un percorso di riqualificazione generale, l’Asufc ha attuato alcuni interventi di manutenzione, recupero e razionalizzazione degli immobili.

La storia

Un insieme apparentemente disordinato di siepi, arbusti e alberi, assieme al rigoroso ordine dei padiglioni raccontano l’avvicendarsi edilizio di un secolo di trasformazioni. Questo articolato complesso edilizio funzionava autonomamente come “una città nella città”. Fu realizzato in un’ampia prateria agricola segnata dalla Roggia e dai “roielli” secondari. Il complesso fu uno fra i diciotto maggiori ospedali psichiatrici in Italia. Un patrimonio architettonico, urbanistico e paesaggistico che è giunto ai giorni nostri inalterato nella sua essenza. Anche dopo la chiusura avvenuta alla fine degli anni Novanta a seguito della Legge Basaglia che comportò la soppressione di tutti gli ospedali psichiatrici. Il comprensorio di Sant’Osvaldo si presenta oggi come un organismo invecchiato, con pochi edifici utilizzati e grandi comparti dismessi che raccontano la storia di oltre un secolo di realtà udinese. Un organismo però ancora vivo, affascinante, ma escludente ed esclusivo.

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