Invasione di topi in Friuli, anche i fiumi infestati

L'insolita proliferazione sarebbe dovuta ai fattori climatici
Redazione

Una particolare proliferazione di topi si sta verificando in alcune zone montane del Friuli Venezia Giulia, in Carnia e nel Tarvisiano in particolare, e anche nella confinante Slovenia.

Roditori di piccole dimensioni si sono moltiplicati negli ultimi mesi, causando una vera invasione di foreste e sentieri, come è stato segnalato anche da tante persone. I ratti sono infatti facilmente visibili e sarebbero diventati anche più coraggiosi, rispetto al passato quando fuggivano in occasione della presenza dell’uomo. Un fenomeno che è oggetto di ampio dibattito anche sui social. Secondo Carlo Gerini, gestore del rifugio Edelweiss affacciato sui laghi di Fusine (Udine), al Nord del Friuli Venezia Giulia poco distante dal confine con l’Austria, l’insolita proliferazione è causata da fattori climatici.

“Si tratta di animali della famiglia dei criceti – spiega in un video girato dall’Ansa – sviluppatisi per una concomitanza di fattori: temperature non rigide, la presenza di manto nevoso che li ha protetti dai predatori e la proliferazione di faggi (che li nutrono), alberi che stanno progressivamente sostituendo abeti e pini, proprio a causa dei cambiamenti climatici”. Questi topolini sembra siano portatori di un virus che causa una febbre fastidiosa negli uomini.

Già alcuni mesi fa il sindaco di Tolmezzo aveva sottolineato l’anomalo aumento dei ratti nel suo territorio. A tal proposito, proprio Francesco Brollo aveva riferito quanto spiegatogli dalla Forestale e in particolare da Luca Lapini del Museo Friulano di Storia Naturale. 

“La popolazione di topi aumenta notevolmente a cicli, ogni tot anni, quando ha grossa disponibilità di cibo come i frutti del faggio, le faggiole, combinato con inverni non particolarmente rigidi. La pullulazione attualmente in corso riguarda due roditori forestali già in passato protagonisti di imponenti analoghi fenomeni nelle zone alpine e prealpine del Friuli Venezia Giulia, l’arvicola rossastra e il topo selvatico dal collo giallo.

La pullulazione più recente sulle nostre montagne (2012) ha interessato un’area molto vasta, da Tarvisio (Raibl-Fusine) fino a Pierabech, a Sud fino alle prime propaggini delle Prealpi Giulie (Venzone-Gemona). È stata sostenuta da due specie forestali (il topo selvatico dal collo giallo Apodemus flavicollis e l’arvicola rossastra Myodes glareolus).
La precedente pullulazione di cui si abbia memoria nella nostra regione risale al 1993. Essa ha avuto connotati assolutamente analoghi a quella del 2012, ma è probabile che fra i due fenomeni ce ne siano stati altri, forse di minore intensità e per questo sfuggiti agli onori della cronaca.
Un fenomeno irregolarmente ciclico ma nel complesso positivo, che stupisce ed allarma il pubblico sia per il gran numero di roditori che si rinvengono già morti in boschi e campagne, sia per la loro abbondanza nelle abitazioni e pertinenze rurali. Ma la mortalità particolarmente evidente percepita dal pubblico non è dovuta a malattie. La grande abbondanza di animali morti per lo più si deve al fatto che in queste condizioni di grande abbondanza i predatori uccidono più di quanto siano in grado di consumare (fenomeno noto come “surplus-killing”), mentre l’ingresso di animali nelle abitazioni si deve a fattori legati alla normale dispersione dei giovani. Essi sono molto inesperti e cercando nuovi spazi da colonizzare entrano in ogni pertugio disponibile, sia in paese, sia in città.
Il fenomeno si esaurisce naturalmente in uno-due anni.
Nel frattempo si suggerisce di allontanare gli animali utilizzando i rimedi meccanici che usavano i nostri nonni. Assolutamente da evitare le derattizzazioni effettuate con prodotti cumarinici che avvelenano l’intera catena alimentare di cui questi piccoli roditori sono la base trofica”.

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