Inverno caldo e primavera con le gelate, raccolto di miele pari a zero. E’ allarme

Inverno caldo e primavera con le gelate stanno creando gravi problemi agli alveari. Le api hanno scarsa disponibilità di raccogliere nettare, a causa delle basse temperature o del danneggiament...
Giancarlo Virgilio
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E’ a rischio la produzione di miele del 2021. Dopo lo spopolamento degli alveari avvenuto tra il 2018 e il 2019, le temperature registrate negli ultimi mesi stanno minacciano l’equilibrio della fioritura e dell’impollinazione. L’inverno caldo e la primavera fredda stanno infatti creando gravi problemi agli alveari. Le api non solo non volano perché la temperatura è sotto i dieci gradi, ma trovano anche scarsa disponibilità di raccogliere del nettare dai fiori rovinati dalle gelate. 

“A causa del freddo, il raccolto, ad oggi, è pari a zero” – ci ha spiegato Giuliano Marini, apicoltore friulano con 25 anni di esperienza con oltre 200 alveari sparsi in giro per la provincia di Udine e un esercito di 6 milioni di api. “E’ la prima volta che mi succede che, al 20 aprile, non raccolgo nessun miele”.

Proprio in occasione della Giornata della terra, che si celebrerà domani, 22 aprile, in tutto il mondo, Coldiretti segnala questa situazione e il pericolo per la biodiversità

Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono mele, pere, fragole, ciliegie, cocomeri ed i meloni

“Una singola ape –spiega il presidente del Consorzio apicoltori di Pordenone Elia Infanti– visita in genere circa cinque mila fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele, anche se in questi giorni le api non volano perché la temperatura è sotto i dieci gradi”.

Questa la premessa di Infanti, che è anche un giovane socio di Coldiretti, che aggiunge: ”le gelate nelle notti dei giorni scorsi, hanno provocato ingenti danni alle piante spontanee di interesse apistico, come il ciliegio, l’acero ma soprattutto all’acacia. Di quest’ultima –precisa- si nota l’appassimento e disseccamento dei germogli. Per quanto riguarda le prime produzioni è stata discreta la raccolta del miele di tarassaco nella pianura friulana, mentre la collina è in una fase di stallo tenendo conto che sono state persi i raccolti di miele di ciliegio e sottobosco e -conclude Infanti- compromesso quello dell’erica carnea e in parte dell’acero campestre e montano”.

Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono mele, pere, fragole, ciliegie, cocomeri ed i meloni.

“Oltre che un danno ambientale è anche economico –afferma il presidente della Coldiretti Matteo Zolin. La svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha portato all’aumento del 13 per cento degli acquisti familiari di miele nel 2020 ma -evidenzia il presidente- sugli scaffali dei supermercati italiani già più di un vasetto di miele su due viene dall’estero con il rischio di consumare prodotti di bassa qualità. Il nostro consiglio –aggiunge Zolin- è di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole o nei mercati di Campagna Amica. Nel territorio italiano non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina. Il miele nazionale –conclude il presidente- è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.

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