La mamma dottoressa vista con gli occhi della figlia, il tema di una bimba di 10 anni

«Mia mamma è una guida, un eroe silenzioso che tutti i giorni agisce senza essere vista»
Giancarlo Virgilio
loading...

“Io voglio tanto bene a mia mamma e non la cambierei per niente al mondo”. Si conclude con questa dolce frase lo svolgimento del compito per casa che Anna, alunna di 5^ elementare di Passons, ha ricevuto online dalla sua maestra in occasione della Festa della mamma. La descrizione della propria madre è un ‘grande classico’ quando si avvicina la ricorrenza. Anna, però, è la figlia di 10 anni di una dottoressa impegnata in prima linea nella lotta al Covid-19. Per questo motivo il suo componimento, oggi – senza alcuna retorica -, assume una valenza tutta particolare, da leggere e custodire.

“La mia mamma si chiama Valentina, lei è un medico e ha due specialità, in medicina d’urgenza ed ematologia – premette la bambina –. Quando torna a casa, la mamma cena e si lancia nel letto, stremata con degli aloni sul naso causati dalle mascherine che tiene tutto il giorno. Mia madre è bellissima ogni vestito metta ma di solito ha un camice, una mascherina, la bardatura che mette prima d’entrare nel reparto Covid-19 e una visiera; è una specie di costume di una supereroina che ogni giorno salva molte vite. Io la vedo come una guida – aggiunge- , un eroe silenzioso che tutti i giorni agisce senza essere vista”.

Valentina Tomadini, dottoressa del Pronto soccorso del Santa Maria la Misericordia di Udine, ha voluto rendere pubblico il componimento di sua figlia affinché le persone comprendano meglio i sacrifici compiuti in questi 4 mesi da chi incessantemente ha lavorato all’interno degli ospedali, mettendo a rischio la propria salute e sacrificando riposo, famiglia, passioni e affetti. Questo ad iniziare dai colleghi, dagli infermieri e dalle oss del suo reparto. “Noi di medicina d’urgenza e del pronto soccorso siamo stati i primi ad entrare nella battaglia al Covid-19 e probabilmente saremo anche gli ultimi ad uscirne”, spiega il medico. “Bisogna calcolare che la quasi totalità delle babysitter in servizio nelle case dei sanitari si è dimessa quando l’epidemia ha iniziato a presentarsi in Italia – sottolinea la madre di Anna. Grazie all’aiuto del nostro primario, però, siamo riusciti a lavorare aiutandoci gli uni agli altri, scambiandoci i turni (spesso di 12 ore) pur di riuscire a tenere i figli, rimasti a casa dopo la chiusura delle scuole”.

La medicina d’urgenza e il pronto soccorso hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale nella battaglia al virus e la bontà dei risultati ottenuti a Udine (zero casi in città, oggi, ndr) è anche il frutto del grande lavoro effettuato dal quel reparto che ha permesso di evitare contagi interni durante il trasferimento dei pazienti, come invece purtroppo avvenuto a Codogno. “Lavoriamo in due gruppi, divisi tra percorsi verdi, destinati agli asintomatici, e blu, ovvero gli spazi riservati ai sospetti casi Covid. E’ stato un un grande lavoro di squadra – conclude la dottoressa Tomadini-, un lavoro che ha permesso, anche nei peggiori giorni dell’epidemia, di riuscire a ventilare contemporaneamente anche 8-9 pazienti al giorno in ingresso, evitando che i degenti finissero intubati in terapia intensiva intasando i reparti dei casi più gravi”.

LA DESCRIZIONE DI ANNA (CLICCA PER INGRANDIRE)

Potrebbe interessarti anche

©2022 TELEFRIULI. Tutti i diritti riservati | P. IVA 01313840306. La testata Telefriuli è registrata al Tribunale di Udine, n° 414/78 il 21.02.1978
Powered by Rubidia