La solidarietà non è reato, scagionate le attiviste che aiutarono i profughi a Pordenone

La solidarietà non è un reato, questo in estrema sintesi il risultato dell’udienza di oggi al Tribunale di Pordenone, nel processo che vedeva accusate tre attiviste di Rete Solidal...
Daniele Micheluz
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La solidarietà non è un reato, questo in estrema sintesi il risultato dell’udienza di oggi al Tribunale di Pordenone, nel processo che vedeva accusate tre attiviste di Rete Solidale, associazione che si occupa di immigrati, e 9 richiedenti asilo. L’accusa era quella di occupazione abusiva di terreno altrui e pubblico e di deturpamento dello stesso e i fatti risalgono ai primi mesi del 2017, in piena emergenza profughi, quando una settantina di stranieri occuparono parte dei parcheggi del centro direzionale Galvani, conosciuto come Bronx, per ripararsi da pioggia e freddo. Rete Solidale, con le attiviste Luigina Perosa, Elisabetta Michielin e Gabriella Loebau, si adoperarono portando coperte e vivere a favore degli stranieri senza fissa dimora. Il tutto si concluse con una sgombero da parte delle forze dell’ordine e del Comune di Pordenone, attraverso la polizia locale e gli operatori di Gea. Ma la storia non è finita lì e così le tre attiviste e nove profughi che non avevano diritto all’accoglienza, sono stati denunciati e finiti a processo, con possibili pene fino a 4 anni di carcere e 2.000 euro di multa. Ma il giudice Alberto Rosi ha stabilito che vista la tenuità del fatto e le condizioni del momento in cui questo è avvenuto, non si debba procedere, accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Laura Ferretti e scagionando così le 12 persone.

Prima dell’udienza, in mattinata fuori da tribunale si è svolto un sit-in pacifico con molte persone, che hanno manifestato la loro vicinanza agli imputati, con tanto di cartelli con la scritta “c’ero anch’io”, a sottolineare come fossero stati in tanti, nel 2017 a portare vestiti o coperte ai profughi nel Bronx.

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