“Scusi, come si arriva a Orias?”. In giro, tra le viuzze di Pesariis, in una domenica caldissima di fine giugno, ci sono solo turisti. A fotografare gli orologi monumentali che puntellano questo incantevole paesino di pietra della Carnia. Poi, nel museo di Casa Bruseschi, il custode ci dà delle indicazioni: “Via là a destra, poi salire.. e passi Truia. Sì è bello il posto, alcuni ragazzi di Roma vogliono girare un film lì. Hanno fatto già una ripresa. Torneranno. Ma non so quando”.
Anche il gestore del bar, il bar più vecchio del paesino, a Osais (Dasaia in carnico della valle), un bar aperto da cento anni, ci aiuta e ci racconta qualcosa di Orias: “Ci vivevano per qualche periodo i pastori. Quando andavano su con le bestie. All’alpeggio. Adesso raramente vengono usati ancora come deposito. In verità c’è un signore che da qualche anno ci vive stabilmente. Lui è originario di Truia. Eh, sì, una volta.. c’era più pascolo. Adesso non è semplice tenere puliti i prati. Non ci sono tanti allevatori. Credo che in tutto il paese ce ne siano ormai solo tre. C’è una ditta che viene a sfalciare, comunque”.
Ma cosa significa Osais? “Non si sa bene.. qualcuno dice derivi dalle api”. E di api e bombi, di fiori e di profumi ce ne sono tanti in questo angolo di paradiso. Fuori da tutto e da tutti. Sospeso. Immobile. Coccolato dal fruscio del vento. Affacciato sulle montagne. A mezza costa.
Qui dominano le 12 case di pietra e legno dei pastori. Antiche, quasi monumentali. Al piano terra c’erano la stalla e la dimora per la famiglia. Sopra il fienile, che si riconosce dalle parti in legno, dalle aperture verso l’esterno, per farlo essiccare. Il villaggio degli Stavoli di Orias merita una visita. È di straordinario interesse. Sia in estate che in inverno, con la neve. Oggi lo abbiamo raggiunto per voi.