Dopo la politica regionale, anche Legambiente si dice preoccupata dal raddoppio della centrale nucleare di Krško. L’approvazione da parte del Parlamento sloveno della costruzione di una nuova centrale nucleare, in prossimità di quella entrata in funzione nel 1983 – e per la quale si è già deciso un prolungamento della vita utile fino al 2043 – spaventa, soprattutto considerando la zona ad elevato rischio sismico in cui l’impianto è posto.
Secondo l’associazione ambientalista, la cosa più preoccupante sono proprio le mancate risposte da parte della Repubblica slovena sui rischi tellurici che insistono sull’area. “La presenza dei due impianti nucleari e delle relative scorie, per le quali non è ancora stata individuata una collocazione definitiva, rappresenta un potenziale grave pericolo destinato a incombere per i prossimi decenni sui residenti in Slovenia e nelle regioni limitrofe in Italia, Austria e Croazia”, spiegano Anna Maria Tomasich, presidente del Circolo di Gorizia, e Andrea Wehrenfennig, presidente del Circolo di Trieste.
“La Commissione Europea – proseguono i referenti – ha già evidenziato la scarsa ambizione del Piano Nazionale Energia e Clima presentato dalla Slovenia sul fronte dell’uso delle energie rinnovabili, che rappresenterebbero un’alternativa valida, sicura e ormai competitiva anche in termini di costo rispetto al nucleare per decarbonizzare il sistema energetico. Auspichiamo fortemente un cambio di rotta e un’evoluzione delle politiche energetiche slovene che dia maggiore spazio a queste fonti – concludono- , decisamente più sicure e sostenibili nel medio e lungo periodo”.