“Liberate le persone che stanno bene”. Questo il grido di allarme lanciato da Mauro Bailotti, un imprenditore di Pavia di Udine posto in isolamento da 13 giorni, ovvero da quando gli è stata riscontrata la positività al Covid-19 con un tampone effettuato privatamente. Dal 18 novembre si trova in quarantena domiciliare con l’intera sua famiglia e ancora oggi, risulta ancora in attesa di un tampone di verifica che dichiari il termine della sua quarantena. Nel frattempo, aumentano le sue preoccupazioni per le sorti della sua azienda e dei suoi 23 dipendenti.
“Si costringe la gente che potrebbe tornare alla vita normale a rimanere confinata per inadempienza delle proprie funzioni”, denuncia il titolare della L.U.P. di Bailotti, alla disperata ricerca di informazioni e di risposte per risolvere il suo calvario.
“L’unico consiglio- ci racconta – l’ho ricevuto in data odierna da uno sconsolato operatore della Protezione civile, contattato chiamando il numero verde 800 500 300. L’operatore mi ha confermato che nella mia situazione versano moltissime persone. Mi ha poi consigliato di contattare il mio medico curante anche se non tutti sono abilitati a emettere una richiesta di tampone”.
“Eseguirei anche il test di verifica a pagamento, ma questo – aggiunge Bailotti -, comunque dovrebbe sottostare alla delibera del dipartimento per la conclusione dell’isolamento. Posso capire che la grave situazione regionale abbia mandato in tilt tutti gli schemi, quello che non si capisce è perché in una situazione di questo tipo non si dia la possibilità ai medici di base dei soggetti positivi di emettere un documento di fine isolamento di cui il dipartimento poi prenderà atto in funzione della documentazione. Del resto – conclude l’imprenditore friulano – il risultato sarà comunque caricato sulla piattaforma regionale e venendo messo a disposizione per ogni eventuale verifica”.
