Logistica e trasporto incrociano le braccia: fino a 2 giorni di stop

Lunedì 29 marzo lo sciopero indetto da Cgil-Cisl-Uil. Protesta estesa al 30 nell’autotrasporto
Redazione

Dopo lo sciopero Amazon del 22 marzo, per la logistica e il trasporto merci si profila un nuovo stop. Stavolta di tutto il settore, che si fermerà per protestare contro l’impasse della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale. Deciso dalle segreterie nazionali dei sindacati di categoria Filt-CgilFit-Cisl e Uiltrasporti dopo il brusco stop del tavolo con le parti datoriali, lo sciopero è stato proclamato per l’intera giornata di lunedì 29 marzo per tutte le imprese cui si applica il contratto logistica, trasporto merci e spedizioni, estese a 48 ore, e quindi all’intera giornata di martedì 30 marzo, per le imprese di autotrasporto non soggette alla legge 146/90 sulla regolamentazione degli scioperi nei servizi essenziali (ad esempio trasporto carburanti destinati alle reti pubbliche, medicinali, latte, alimenti di prima necessità, animali vivi, che vanno in ogni caso garantiti).

«Sarà solo l’inizio di una lunga serie di mobilitazioni e proteste ­– spiegano i segretari regionali Valentino Lorelli (Filt-Cgil), Antonio Pittelli (Fit-Cisl) e Michele Cipriani (Uiltrasporti) – se le associazioni di categoria non manifesteranno una concreta apertiura verso le rivendicazioni in primis economiche avanzate dai sindacati, che chiedono il giusto riconoscimento del grande impegno prestato dai lavoratori in questa lunga fase di emergenza Covid. Un impegno decisivo per la tenuta del settore, chiamato a uno sforzo straordinario per garantire la tempestività degli approvvigionamenti alimentari, supportare il manifatturiero e soprattutto la continua crescita dell’e-commerce. Chiediamo segnali tangibili ­– proseguono i segretari – non soltanto in termini di salario, ma anche di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, in un settore caratterizzato da forte precarietà, da un diffuso dumping contrattuale e da livelli retributivi troppo bassi, anche a fronte di orari giornalieri che superano regolarmente le otto ore, da un altissimo ricorso al lavoro prefestivo e festivo e dal mancato riconoscimento degli straordinari».

Fenomeni, quelli descritti dal sindacato, che riguardano aziende più e meno strutturate, in un comparto dove il ricorso alle esternalizzazioni e alla subcommittenza è la regola sia nella gestione dei magazzini che nei servizi di trasporto. Anche in Friuli Venezia Giulia, dove il settore e il suo indotto conta non meno di 6.000 addetti e deve scontare il problema aggiuntivo della concorrenza al ribasso di vettori esteri, in molti casi un vero e proprio dumping che sfugge a regole e controlli. Cresce inoltre, anche su spinta delle aziende, il numero di “padroncini”, titolari di contratti di lavoro autonomo spesso con clausole capestro per orari e condizioni economiche. Da qui l’appello che i sindacati rivolgono anche ai cittadini e utenti, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti contrattuali in un settore sempre più importante nella nostra realtà economica e sociale.

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