Mascherine solo al chiuso e Italia tutta in zona bianca

Caduto l'obbligo delle protezioni all'aperto. Saranno necessarie solo in caso di assembramenti
Redazione

Da questa mattina, con l’Italia per la prima volta tutta in zona bianca, è decaduto l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto. Le protezioni, però, dovranno essere sempre a portata di mano. Saranno obbligatorie nei luoghi al chiuso – ad esempio in ufficio, sui bus o nei supermercati – e andranno indossate anche in caso di assembramenti in aree esterne. Di fatto, non cambierà molto per i cittadini, anche se l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza – valida fino al 31 luglio – dispone la decadenza di un obbligo che durava da ben 15 mesi, ovvero da marzo 2020.

La mascherina, in estrema sintesi, andrà indossata in tutti gli ambienti chiusi, ma anche nei bar all’aperto, quando ci si avvicinerà alla cassa per pagare il conto o quando ci si recherà alla toilette. I camerieri, invece, dovranno indossarla sempre, così come i bagnini.  Resterà obbligatoria anche nei cinema o durante gli spettacoli all’aperto, nonostante le sedute distanziate. Per i cittadini, infine, resta sempre in vigore l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale.

Con il miglioramento dei dati Covid, nonostante la preoccupazione per la variante Delta (indiana) che sta prendendo piede anche nel nostro Paese, il Governo è chiamato a dare il via libera anche all’ultimo settore che è rimasto ‘al palo’, quello delle discoteche. Il Comitato tecnico scientifico ha espresso parere favorevole alla riapertura in zona bianca. Gli esperti hanno però deciso che potranno aprire solo quelle all’aperto e hanno fissato una serie di paletti: si potrà entrare in discoteca solo con il green pass (quindi con certificato che attesti vaccinazione, guarigione o test negativo), andranno mantenuti i dati e i recapiti dei clienti per 14 giorni, in modo da consentire il tracciamento in caso di necessità, e gli ingressi saranno contingentati, massimo il 50% della capienza, dipendenti compresi.

IL REPORT SETTIMANALE

L’incidenza, sull’intero territorio nazionale e in tutte le Regioni e Province autonome, continua a diminuire ed è ovunque sotto i 50 casi per 100.000 abitanti ogni sette giorni. La pressione sui servizi ospedalieri si conferma al di sotto della soglia critica e la stima dell’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stabilmente al di sotto della soglia epidemica.

Sono questi i principali dati emersi dal report settimanale della cabina di regia. Per il Fvg, il monitoraggio indica un’incidenza di otto casi ogni centomila (i dati andranno ricalcolati in seguito all’aggiornamento dei numeri completato dalla task force regionale), mentre l’occupazione in terapia intensiva è data allo 0% (da giorni i reparti si sono svuotati) e allo 0,7% negli altri reparti.

Vengono, però, segnalati anche in Italia un numero crescente di focolai di varianti, in particolare della Delta, che presentano una maggiore trasmissibilità e/o la potenzialità di eludere parzialmente la risposta immunitaria. “La circolazione di questa variante sta portando a un aumento dei casi in altri Paesi con alta copertura vaccinale, pertanto è opportuno realizzare un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi. E’ necessario raggiungere un’elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggior trasmissibilità”, spiegano gli esperti.

“Sulla variante Delta avremo i risultati dell’Istituto Superiore di Sanità nei prossimi giorni, per fornire una fotografia con dati reali. Ma se una variante è più veloce tende a diventare dominante, lo abbiamo già visto con l’Alpha (inglese). La mascherina è e resta uno strumento essenziale per tenere sotto controllo il virus. L’ordinanza che abbiamo fatto lo dice, deve essere sempre portata con sè ed è obbligatorio indossarla se c’è margine di rischio anche all’aperto, e sempre al chiuso” ha ricordato il ministro della Salute Roberto Speranza su Rai1. “Non dobbiamo disperdere il patrimonio che abbiamo accumulato, in termini di abbattimento della curva dei contagi. Ma lo ripeto, ancora con questo virus non è finita. Bisogna continuare a mantenere le misure necessarie”.

Il commissario all’emergenza Figliuolo lancia un appello ai giovani: “Devono poter tornare in discoteca con atteggiamento responsabile e con il green pass”. L’immunità di gregge in Italia, ha detto il generale, “è all’80% dei 54 milioni della platea di vaccinabili, e sono assolutamente convinto che raggiungeremo questo obiettivo a fine settembre. Ma bisogna andarsi a vaccinare, come dimostra anche l’esperienza di altri Paesi a un certo punto si fa fatica a trovare i vaccinandi. Ma di vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) ne abbiamo a sufficienza, a luglio solo poco meno di giugno. Ora usiamo AstraZeneca solo per la seconda dose agli over 60 e Johnson per le persone difficili da individuare o per categorie particolarmente mobili”.

Il generale elogia il comportamento degli italiani e fa mea culpa su AstraZeneca un po’ a nome di tutte le autorità. “Nonostante tutto i nostri concittadini hanno dimostrato di essere migliori di questa confusione che si è creata. Su AstraZeneca ci sono state più di 10 indicazioni diverse nel tempo, ma questo è figlio di un virus nuovo e sconosciuto e dei progressi della farmacovigilanza. Ci sono state delle motivazioni da parte della gente. In un’altra condizione si utilizzava tutto quello che avevamo per far calare la curva dei contagi, ora invece possiamo usare altri vaccini per l’eterologa con la seconda dose”. Così il commissario Figliuolo a Domenica In, secondo il quale “forse si poteva comunicare meglio”.

Potrebbe interessarti anche

©2022 TELEFRIULI. Tutti i diritti riservati | P. IVA 01313840306. La testata Telefriuli è registrata al Tribunale di Udine, n° 414/78 il 21.02.1978
Powered by Rubidia