Mille posti di lavoro a disposizione, ma nessuno li occupa

Secondo Unindustria Pordenone ogni anno ci sono mille posti di lavoro che rimangono scoperti nel Friuli Occidentale
Daniele Micheluz
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C’è una Pordenone che chiude e licenzia: Trischitta, Mercatone Uno, Safop, Karcker, più di 150 persone a casa. C’è una Pordenone che trema; Nidec, Savio, Lavinox, Sarinox, oltre un centinaio di esuberi. Ma c’è anche una Pordenone che assume. Le aziende leader del terrario sono sempre a caccia di dipendenti: Friulintagli, San Giacomo, Modulnova, Marine Interiors nel legno arredo, Pezzutti, Rosa, Icos, Colussi Ermes, Roncadin, Cimolai, Mcz, Carraro e Palazzetti in altri settori. Si tratta di aziende che hanno saputo dribblare la crisi e farsi trovare pronte alla nuova situazione economica. Ma, soprattutto, c’è una Pordenone che vorrebbe assumere, ma non trova le figure richieste. A ribadirlo è Paolo Candotti, direttore generale di Unindustria Pordenone. “Ogni anno – spiega – ci sono mille posti di lavoro che restano inevasi, perché il mismatch resta alto: domanda e offerta non collimano. Si tratta di figure specializzate che le aziende ricercano e non trovano” Progettisti, conduttori di impianti, saldatori, informatici, stampisti, tappezzieri vengono ricercati con il lanternino. Tutti posti a tempo indeterminato e con una buona retribuzione.

Ma niente, non si riescono a reperire. “Gli 88 diplomati dell’Its kennedy con indirizzo informatico sono già tutti in azienda – va avanti Candotti -. I 1.700 studenti dell’istituto superiore Kennedy vengono assorbiti dal mercato e se li raddoppiassimo avrebbero tutti un posto assicurato”. Il lavoro, insomma, c’è, eccome. Ma i licenziamenti in atto nel Pordenonese non riescono a essere riassorbiti, anche se una mano potrebbe darla l’arrivo di Amazon, con il depositi di smistamento di Fiume Veneto che creerà oltre 100 posti di lavoro: 30 persone saranno assunte a tempo indeterminato direttamente da Amazon come dipendenti di magazzino e un’ottantina saranno gli autisti assunti dai corrieri partner. “Chi perde il posto – dice Candotti – in genere ha una bassa specializzazione e non è utile alle aziende che cercano personale di alto profilo. Diverso il caso Safop, dove i lavoratori hanno mercato e anzi sono la vera forza dell’azienda. Come Unindustraia cerchiamo di favori percorsi di riqualificazione, grazie ai corsi, e alla Lef di San Vito. In particolare puntiamo sui giovani, in modo che scelgano percorsi di studi utili a loro e alla nostre imprese”, conclude Candotti. Per compensare le richieste, intanto c’è un consistente reclutamento di periti dal Sud, specialmente da Puglia e Campania. Sono loro a sopperire, almeno in parte, alle mancanze del territorio.

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