Fermare il progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume fella prima che sia troppo tardi. E’ la richiesta avanzata nel corso della conferenza stampa organizzata oggi a Udine nella sede della Regione Fvg, alla quale hanno partecipato vari esponenti dei Comitati che da anni sono impegnati sul versante della tutela dei corsi d’acqua soggetti a captazione idroelettrica, alla presenza anche di vari consiglieri regionali.
Non è la prima volta che sul fiume alpino si concentrano le attenzioni dei derivatori, come ha ricordato Franceschino Barazzutti, portavoce del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento. Già nella prima metà dello scorso secolo l’allora Sade aveva avviato la realizzazione di un complesso piano di opere per la captazione e lo sfruttamento a fini idroelettrici delle acque, concentrandosi tuttavia sul Tagliamento e i suoi affluenti prima della confluenza con il fella. Anche questo fiume avrebbe dovuto essere sfruttato, ma i progetti furono abbandonati a seguito della nazionalizzazione. Una nuova proposta per creare una centrale arriva nel 1984 quando l’Enel rispolvera i piani della Sade con la realizzazione di un grande sbarramento, trovando però la netta opposizione non solo delle popolazioni rivierasche, ma pure della politica di allora.
“Finora il fiume si è salvato – ha ricordato Barazzutti – se si escludono la proposta di una centralina da parte del Comune di Malborghetto e di una centralina progettata e realizzata dalla società Hydro Alpe Adria nel primo decennio del nuovo secolo. Ora è la volta del progetto proposto dalla Idroelettrica Fella Srl con sede a Venzone, che intende realizzare una centrale da 2,4 Megawatt che dovrebbe prelevare in media circa 7.600 litri al secondo dal corso d’acqua. Temiamo che se questo progetto dovesse passare, sarebbe solo il primo di una serie a cascata, come quelli che hanno devastato il Rio Raccolana, e questo a fronte di entrate irrisorie per il bacino imbrifero montano e il Comune di Pontebba”.
La richiesta alla Regione, che si è costituita in giudizio, è di dare man forte ai proprietari dei terreni interessati dal progetto, tra i quali il Consorzio di San Leopoldo, che si sono opposti alla dichiarazione di opera di pubblica utilità da parte del Comune di Pontebba.
Il Comune di Pontebba, per altro, come ha ricordato Silvio Vuerich, il cui padre è proprietario di uno dei terreni interessati dall’opera, ha addirittura approvato, nel marzo scorso, una delibera dove decide di costituirsi in giudizio per resistere al ricorso, scrivendo chiaramente nell’atto che le spese di giudizio saranno rimborsate dalla società che intende realizzare l’impianto idroelettrico.
Sul perché questi impianti vadano chiaramente nella direzione sbagliata rispetto ai principi dell’ecosostenibilità fissati dall’Unione Europea e agli obbiettivi fissati per il miglioramento della qualità ecologica delle acque, ha parlato Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente del Fvg, spiegando che si continua a proporre nuove opere di captazione ignorando gli effetti sempre più evidenti provocati dai cambiamenti climatici anche sui corsi d’acqua montani. Ecco perché, secondo Cargnelutti, non è più possibile andare avanti nell’opera di depredazione dei fiumi montani e occorre a livello regionale un cambio di passo molto deciso.