Venerdì scorso sono ripartiti gli impianti del Gruppo Pittini di Osoppo. L’azienda aveva motivato al Prefetto di Udine la necessità del ritorno alla produzione spiegando che è ‘obbligata a riciclare i rifiuti’. La scelta è stata contestata dalle Segreterie Territoriali di FIM, FIOM e UILM.
“Produrre acciaio non è essenziale – hanno spiegato le tre sigle-, specialmente ora dove il mercato è fermo. “Facendo così – proseguono i sindacati- il Gruppo Pittini obbliga non solo i lavoratori diretti, ma anche i dipendenti delle aziende che lavorano in appalto all’interno dei siti produttivi a lavorare in una fase in cui solo da un paio di giorni si vede un rallentamento della pandemia”. “Il rottame in un periodo di fermata nazionale delle aziende siderurgiche e le richieste impellenti dei clienti non sono più importanti della salute dei lavoratori”, affermano le segreterie territoriali. “In un momento di grave crisi sanitaria mondiale come questo ricordiamo all’azienda e a Confindustria Udine che la responsabilità sociale d’impresa significa anche fermare la produzione per poi ripartire insieme ancora più forti di prima evitando il rischio di vanificare i sacrifici di tutti”.