Omicidio Toffoli: forse altre persone sul luogo del delitto

Omicidio di via della Valle: l'ombra di uno sconosciuto sul luogo del delitto. L'ipotesi è emersa oggi durante il processo per l'assassinio di Lauretta Toffoli, uccisa con 36 coltellate nel maggio 2022.
Hubert Londero
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Omicidio di via della Valle: forse sul luogo del delitto c’erano altre persone oltre alla vittima,  Lauretta Toffoli, e all’imputato dell’omicidio, Vincenzo Paglialonga. L’ipotesi è emersa oggi in Corte d’Assise a Udine durante il processo per la morte della 74enne, uccisa con 36 coltellate nel suo appartamento la notte del 7 maggio 2022. Quattro gli elementi che puntano in questa direzione.

Primo: le impronte dello sconosciuto. Oggi sono stati sentiti gli agenti della scientifica di Padova, che hanno ricostruito gli ultimi istanti di vita di Lauretta in base alle tracce ematiche riscontrate a casa sua. La donna fu accoltellata all’ingresso di casa. Ferita, scappò in cucina, dove fu nuovamente accoltellata e uccisa. Poi il corpo fu trascinato con una stuoia nella camera del figlio Manuel. L’assassino, infine, pulì ingresso, cucina e corridoio con uno straccio. Tra le tracce ematiche c’è una serie di impronte insanguinate delle scarpe trovate nella lavatrice di Paglialonga. Ma anche una seconda serie non identificata. Appartiene ai sanitari intervenuti dopo il rinvenimento del corpo? Non è dato saperlo: nessuno prese le impronte delle loro calzature.

Secondo: le tracce di Dna. A riferirlo fuori dall’aula è Edi Sanson, consulente dei difensori di Paglialonga, gli avvocati Piergiorgio Bertoli e Carlotta Roiatti.  “Durante la sua testimonianza – ha detto Sanson – il coordinatore del sopralluogo non ha portato alla luce alcuni elementi essenziali. Mi riferisco ai pantaloni della vittima, pieni di sangue e tagli compatibili con le lesioni trovate sul corpo, e a un profilo di dna presente sia sulla stuoia usata per trascinare il corpo di Lauretta, sia su una cintura rinvenuta a terra nel bagno dell’imputato”, conclude. 

Terzo: gli oggetti mai ritrovati. Sul banco dei testimoni è salito il figlio della vittima, Manuel Mason. “Mia madre aveva paura di Paglialonga – ha affermato -. Si presentava spesso alla sua porta per chiederle soldi in prestito, specie di notte, e le aveva rubato in casa alcuni soprammobili d’argento, poi restituiti. Una volta la minacciò di morte perché non gli apriva”, ha proseguito. Mason ha poi sottolineato la scomparsa del cellulare della madre e del mobile della tv. “Il televisore – ha concluso – era pesante e per alzarlo ci volevano due persone, ma poteva essere trasportato facilmente assieme al mobile, che aveva le rotelle”.

Quarto: tre sconosciuti sul balcone. Durante la sua testimonianza, la madre di Paglialonga, Patrizia Potenza Terlizzi, ha riferito ciò che le disse l’ex fidanzatina del nipote poche ore dopo il delitto. La ragazza passò sotto casa di Paglialonga la sera del 6 maggio, verso le 10, e vide tre persone, due uomini e una donna, affacciate sul balcone dell’imputato. Chi erano?

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