Pallavolista non pagata poiché incinta, Lara Lugli vince la sfida

Il Volley Pordenone ha ritirato la citazione e ottemperato a ogni obbligo nei confronti
Alexis Sabot

Lara Lugli ha vinto la sua partita, forse quella più difficile per un’atleta donna citata per danni dalla sua ex società a causa di una maternità non programmata. La sua ex società, il Volley Pordenone, ha infatti ritirato la citazione, ottemperando ad ogni obbligo nei confronti della pallavolista. A renderlo noto è stata Assist, l’associazione nazionale delle atlete. La questione tra la pallavolista, che non ha ricevuto gli emolumenti dalla società dopo la rescissione del contratto per una gravidanza, e il suo ex club, non andrà quindi in Tribunale: l’udienza prevista per il 18 maggio non si terrà.

Nel 2019, la giocatrice risolse il contratto con la società nel momento in cui scoprì di essere incinta, chiendo solamente il compenso dovuto per il mese precedente in cui aveva giocato. In risposta, non solo la società le negò l’emolumento, ma la citò in giudizio accusandola di non aver detto di volere dei figli.

La storia fu raccontata in un esplosivo post su Facebook dalla stessa protagonista lo scorso marzo e non mancò di suscitare indignazione a livello nazionale, oltre che un acceso dibattito sui diritti e le tutele per le atlete in gravidanza.

Lugli, oggi 41enne e tesserata per un altro club, aveva poi perso il bambino in seguito a un aborto spontaneo, ma a distanza di due anni aveva scoperto di essere citata per danni a causa di quello stato interessante. 

Dopo pochi mesi, la società pordenonese ha quindi fatto un passo indietro, anche se fin da subito si era difesa sostenendo che proprio il contratto prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza, oltre a eventuali penali, non esercitate. 

 “È una grande vittoria per tutti – ha commentato Lara Lugli – ed era molto importante che questa causa non entrasse nemmeno in un Tribunale a dimostrazione della sua infondatezza. È un forte segnale per tutte le donne non solo atlete che si trovano a dover affrontare queste situazioni assurde”.

Soddisfatto il presidente della federvolley Giuseppe Manfredi (Federvolley), per il quale “è assolutamente inaccettabile considerare la maternità quale giusta causa di risoluzione contrattuale imputabile a una futura mamma. Posso inoltre anticipare che nel prossimo Consiglio federale sarà proposta la costituzione di una Commissione Pari opportunità, finalizzata in primo luogo, al monitoraggio, la promozione e il sostegno dei diritti delle atlete”.

«Il ritiro della citazione in giudizio di Lara Lugli da parte del Volley Pordenone e una vittoria per l’atleta e per tutte le donne, che fanno un passo in avanti sulla strada verso l’obiettivo, ancora lontano, di una vera uguaglianza di diritti e opportunità nel lavoro, nello sport, nella vita di tutti i giorni». Rossana Giacaz, responsabile pari opportunità della Cgil regionale, commenta così la positiva conclusione della vicenda giudiziaria. «Un esito – commenta ancora – che è anche il frutto della massiccia e spontanea mobilitazione a sostegno di Lara Lugli. Di particolare importanza, non soltanto simbolica, la volontà annunciata da Federvolley di costituire una commissione pari opportunità per vigilare sul rispetto dei diritti delle atlete».

La nota della società Volley Pordenone:

Ieri sera abbiamo raggiunto un accordo con Lara Lugli e quindi martedì 18 maggio non ci saranno udienze presso il Tribunale di Pordenone. Corre però l’obbligo di fare alcune precisazioni perché, come negli scorsi mesi, in queste ore si rincorrono le più disparate interpretazioni del caso, la maggior parte delle quali non si basa su fatti, ma su ipotesi, illazioni o pensieri, principalmente effettuati ascoltando un’unica campana.

Abbiamo deciso di giungere ad un accordo non perché ci sentissimo in difetto, ma perché la pressione mediatica abilmente orchestrata e che raramente riportava con pari dignità le due versioni delle parti in causa, si era fatta insostenibile e non permetteva più di vivere serenamente. Secondariamente abbiamo accolto la richiesta della Federazione Italiana Pallavolo, presso la quale svolgiamo attività da oltre quarant’anni. Proseguire in uno scontro nel quale la federazione non c’entrava avrebbe danneggiato in primis lo sport che amiamo, la pallavolo.

Siamo giunti ad un accordo pro bono pacis e per tornare al quieto vivere.

Corre però l’obbligo di precisare che:

  •  Lara Lugli non è mai stata licenziata. Una volta incinta non poteva più svolgere l’attività sportiva. Va precisato che il rapporto che la legava alla Società Sportiva non era di tipo lavorativo (e finchè non verranno emanate leggi apposite in merito la situazione resterà sempre così..) ma dilettantistico e prevedeva rimborsi spesa e premi legati all’effettivo svolgimento di allenamenti e partite. Per questo la società sportiva riteneva di averla già pagata regolarmente per l’opera prestata. E’ dunque improprio sostenere che la società “ha pagato gli arretrati”.
  • Il rapporto era regolato da una scrittura privata sottoscritto dalla Società sportiva e dall’atleta. Detta scrittura è stata presentata dall’atleta stessa per tramite del proprio agente. Va precisato che la clausola che prevedeva il recesso in caso di maternità non è stata inserita dalla società sportiva ma dalla giocatrice per tramite del proprio agente.
  • La società “non ha citato in giudizio chiedendo danni all’atleta” ma ha fatto opposizione ad un decreto ingiuntivo che riteneva ingiusto per quanto scritto sopra. Sicuramente sono state utilizzate argomentazioni pesanti che hanno ottenuto una reazione della giocatrice che ha reso pubblica la vicenda tramite i social. Resta il fatto che non è mai stato chiesto a Lara un danno economico

Alla fine della vicenda crediamo sia utile a tutti abbassare i toni per una vicenda che forse è stata amplificata in maniera anche esagerata rispetto alle effettive ragioni del contendere.

Fa specie però constatare che anche da parte della politica ci siano state esternazioni, talvolta prive delle più banali conoscenze del diritto o del mondo dello sport in generale, che facevano ricadere sulle società o sulle istituzioni sportive, il problema della legislazione in merito ai lavoratori sportivi.

Speriamo che la vicenda serva fattivamente a migliorare la situazione in merito e che tutti si possa tornare a far volare serenamente la palla all’interno degli ottantuno metri quadri che tutti amiamo.

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