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C’è la storia di Mario, vent’anni e quasi tutti contrassegnati da depressione e problemi personali. Sergio che ha perso il lavoro a causa della pandemia e si è rifugiato nell’alcol. Maria anziana che ha chiesto aiuto per poter tornare a messa. Khaled che ha camminato 10 anni per cercare un futuro migliore e negli ultimi sette giorni ha mangiato solo neve. I nomi sono di fantasia ma le loro storie sono vere e sono solo alcune di quelle contenuta in “Non ce ne siamo lavati le mani” il report annuale della fonazione Caritas di Trieste.
Rispetto al passato i numeri sono riferiti al periodo marzo 2020 ad aprile 2021 e rapportati al pre pandemico: le persone supportate sono salite del 13,3% arrivando a 6 mila e 500 a cui si aggiungono 2 mila assistite dalle parrocchie. I nuovi poveri sono stati il 70% con una crescita di mille cittadini rispetto al passato. Gli operatori hanno rilevato un aumento dei giovani 18-34 anni e non solo migranti ma ragazzi senza lavoro. Sono aumentati anche i residenti che si sono rivolti all’emporio della solidarietà e di chi non riusciva a pagare le bollette. Al momento i migranti accolti dalla rotta balcanica sono 2.736 con 162 minori.
Don Alessandro Amodeo, direttore della Caritas, ha voluto sottolineare come «non ce ne siamo lavori le mani, come insegna Papa Francesco, e non ci siamo girati dall’altra parte davanti alle difficoltà».
Il vescovo, Monsignor Giampaolo Crepaldi, ha posto l’accento sul lavoro dei volontari.