Nell’ultima seduta di fine anno, il Consiglio comunale di Udine ha approvato il nuovo regolamento per il servizio socio educativo volto al sostegno e alla tutela dei minori. Il nuovo piano di intervento, presentato dall’assessore comunale Giovanni Barillari, è passato con il voto di tutta l’aula. Unico astenuto è stato Federico Pirone, capogruppo di Progetto Innovare.
I numeri emersi bella relazione dei servizi sociali relativa al 2019, spiega il consigliere di minoranza, riporta numeri troppo preoccupanti per le risposte che il Comune intende mettere in campo. Tra il 2015 e il 2019 l’utenza complessiva del Servizio sociale dei comuni dell’ambito è cresciuta del 15 %; a Udine 777 sono i minori presi in carico su 13848 (5,6%). Elevato anche il numero di madri e minori accolti in comunità (21 madri e 36 minori nel 2019). Nell’area disagio e tutela, dal 2018 al 2019, sottolinea Pirone, il totale degli interventi educativi è quasi raddoppiato, passando da 250 a 438 interventi. Da 295 a 355 sono invece gli utenti presi in carico dal servizio socio-educativo nell’area minori e famiglie tra il 2017 e il 2019. “Questi dati arrivano da una situazione precedente alla pandemia che ha creato ricadute pesanti dal un punto di vista sociale e economico – premette Pirone. E la relazione spiega chiaramente la differenza tra gli altri comuni e la città di Udine, dove il disagio economico sembra essere più importante. Il regolamento, pur contenendo alcuni elementi giusti, è carente di elementi essenziali ed è insufficiente rispetto al contesto che stiamo vivendo”.
Entrando nello specifico, l’esponente di Innovare ritiene il regolamento troppo rigido e burocratizzato. “Si pensi, ad esempio, alla modulistica richiesta alle famiglie che chiedono aiuto. Chi, in questi casi, intercetta il bisogno del bambino/ragazzo?”, si domanda l’ex assessore alla Cultura. “Nel documento non vengono citate né le scuole né i Servizi specialistici (Sert-Alcologia, Salute Mentale) né il Terzo Settore operante sul territorio”. “Perché il Comune rinuncia ad un lavoro di rete”, si chiede ancora Pirone. “Si tratta di una sinergia indispensabile per migliorare l’efficacia dei percorsi sociali”.
Un altro punto che il consigliere evidenza come assente è la prevenzione e la cura dei ragazzi. “Nel regolamento manca tutto quel lavoro volto all’ascolto, alla prevenzione, al contrasto alla devianza e al consumo di sostanze stupefacenti – prosegue il consigliere-. La risposta di un Comune non può essere un servizio “on-demand”, come la Carta di Identità”. “Nella nostra città, negli ultimi anni, abbiamo assistito a giovanissimi morti per droga, o per mano di coetanei. Eppure siamo imprigionati nella dialettica leghista dei taser, dei cani e dei suv contro la criminalità. Non si può dimenticare che la sicurezza nasce innanzitutto attraverso la prevenzione e la tutela sociale. Lo sanno nei Tribunali, nelle Questure e in ogni Caserma dei Carabinieri. Ma a Palazzo d’Aronco no. Troppi ragazzi urlano aiuto: siamo stanchi di sentire assordanti silenzi come risposta”.