«Giocava per divertire e ha scelto di essere sempre se stesso». Ecco chi era Ezio Vendrame

Per lui il calcio è stato un gioco, la vita contava di più. Le donne, le poesie, la pittura e la musica. Avrebbe lasciato in dono i suoi piedi ma non certo la sua testa Ezio Vendrame, ch...
Massimo Radina

Per lui il calcio è stato un gioco, la vita contava di più. Le donne, le poesie, la pittura e la musica. Avrebbe lasciato in dono i suoi piedi ma non certo la sua testa Ezio Vendrame, che ha forse usato male, dicono in tanti, i suoi talenti. Non era il servo giusto, per dirla con la parabola di Matteo, per aspettarsi quello che il Dio del calcio magari si aspettava. Lui è stato altro. Giocava per far divertire la gente, e nei suoi libri racconta quanto fosse distante il suo modo di essere rispetto a quel mondo per certi versi omologato. Aveva giocato in un calcio sicuramente più puro e fantasioso, ma ha anche pagato le conseguenze del suo estro. Lui faceva morire d’infarto la gente in tribuna, correva a fare gol nella sua porta per fermarsi poi sulla linea. Lui diceva che “avrebbe voluto allenare una squadra di orfani”. Non era lui invece a portare al guinzaglio una gallina a Casarsa. Se ne dicono tante quando diventi un po’ una leggenda, anche se non avrebbe voluto certamente essere ritratto così. Il Best italiano è stato definito, dissacrante nel calcio, irriverente nella vita. Ma pochi lo hanno conosciuto fino in fondo. Uno di questi è stato Gianfranco Cinello che ha ricordato insieme a noi Ezio Vendrame.

VENDRAME CALCIATORE

“Lui giocava per far divertite la gente – dice Cinello – vederlo danzare con la palla al piede era una cosa bellissima per chi ama il calcio. Non hai mai sofferto di non aver giocato nella Juve o in Nazionale nonostante le sue grandi qualità tecniche e fisiche perché fisicamente era una bestia. Era un numero 7 dai grandi colpi, aveva una corsa elegante e saltava l’uomo con facilità, calciava benissimo. A Napoli andavano a vedere la partita del giovedì per lui. Lui ha scelto di fare calcio alla sua maniera, divertendosi e facendo divertire. Il suo idolo era Rivera e raccontava sempre di quando gli fece tunnel involontariamente e poi gli chiese scusa”.

VENDRAME UOMO

Aveva scelto di stare a casa da tempo, vivere tra i pochi rumori degli amici veri. Ora a casa ci stanno tutti e ricordano in tanti le giocate, le frasi celebri e i gesti irriverenti di Ezio Vendrame. “Ma lui non cercava di essere un personaggio, era semplicemente se stesso” continua Gianfranco Cinello. Nato a Casarsa della Delizia, Vendrame viveva da anni in provincia di Treviso con la compagna Fatima e si è spento a 72 anni per un cancro, affrontato con dignità e in silenzio. Quel silenzio che da tempo amava Vendrame. “Seguiva il calcio in maniera marginale, per lui ormai era un qualcosa di artefatto. Stava bene negli ultimi anni, aveva trovato il suo equilibrio con la moglie Fatima. Ezio era una persona sensibile ed emotiva, più che il calciatore mi piace sottolineare l’uomo che era, uomo di grandi valori. Mi diceva – Vecio, bisogna sempre essere se stessi, il telecomando della propria vita devi averlo in mano tu”.

VENDRAME POETA

Ezio se ne va in questi giorni strani poco dopo il suo amico Gianni Mura. “Era triste per la sua perdita. Ci siamo sentiti anche pochi giorni, abbiamo pranzato insieme un mese fa e mi suggeriva una canzone da ascoltare”. Perché Vendrame era questo, non solo le sue giocate o i suoi libri. Ma la chitarra e la musica e poi le poesie. E proprio Cinello ci legge quando Mura conobbe Vendrame. Scriveva Mura. “Prima di diventare amici, quando una ventina di anni fa telefonai ad Ezio Vendrame, da giornalista sportivo per un’intervista, mi fissò l’appuntamento in cimitero a Casarsa davanti alla tomba di Pierpalo Pasolini. Io gli dissi «strano posto» e lui disse «è il compaesano più vivo» tanto perché fosse chiaro da subito il suo lato oscuro ed amaro. «Sulla parola poesia converrà mettersi d’accordo – dice Ezio Vendrame – io i veri poeti li leggo e so chi sono e so di non essere come loro».

Giustissimo, un vero poeta ha la corazza del mestiere, la sicurezza della vocazione, forse anche una pensione. Vendrame invece è un nomade..“Lassù potrà vagare ancora dando libero sfogo alla fantasia, chiudiamo noi, in fondo Ezio quaggiù ce n’è rimasta così poca soprattutto in questi giorni….”

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