Due mesi per salvare la Safop. E’ questo, per il curatore fallimentare, il commercialista pordenonese Maurizio Democrito, il tempo massimo a disposizione per riuscire a trovare un acquirente dell’azienda della Comina produttrice di macchine utensili per la quale il Tribunale di Pordenone ha accolto l’istanza di fallimento da parte della proprietà cinese. “L’unica possibilità – spiega il professionista – per far riprendere il lavoro, in tutto o in parte, è una cessione in blocco unico dell’azienda con una gara d’asta. Questo per la natura stessa dell’azienda, la cui ricchezza è data dal know how delle maestranze e dai dalle ingegnerizzazioni portate avanti in questi anni e che non sono coperte da brevetto”.
In caso contrario, il sito potrebbe essere chiuso e i rami d’attività ceduti separatamente. Già domani l’inventario dovrebbe essere completato. “Sono fiducioso – continua Democrito – che la perizia di stima venga conclusa in tempi molto rapidi. Con questi due elementi sarà possibile tirare le somme e vedere la reale disponibilità degli interessati”.
Questi ultimi, comunque, non mancano. Oltre alle visite di imprenditori friulani e non della settimana scorsa (tra i quali la Giuseppe Giana di Magnago in provincia di Milano), sono stati fissati per questi giorni ulteriori incontri, fino ad arrivare a un tavolo con tutti gli interessati. Per quanto riguarda i lavoratori, si apre uno spiraglio di speranza per avere la cassa integrazione. Sindacati e Unindustria stanno verificando con il ministero se è possibile, grazie alla normativa introdotta con il decreto Genova, di ottenere una anno di cassa contributiva ed economica per i 65 dipendenti rimasti.