Sacile: uccise i genitori e la sorellina di 14 anni. Condannata all’ergastolo

La condanna
Daniele Micheluz
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La Corte d’Assise di Gostivar in Macedonia, con una sentenza emessa il 5 maggio ha condannato alla pena dell’ergastolo la 29enne Pocesta Blerta per il triplice omicidio dei propri genitori e della sorellina 14enne, strage familiare commessa a colpi di pistola la notte del 25 agosto 2018 nella cittadina di Debar.

La famiglia macedone da oltre 20 anni risiedeva a Sacile in provincia di Pordenone dove il padre 54enne lavorava come operaio in una ditta del luogo e la madre 53enne laureata in chimica nel paese d’origine dipendente in una impresa di pulizie del sacilese, con le tre figlie di 29, 22 e 14 anni.

I due genitori con la figlia ultimogenita si erano recati nel paese d’origine a Debar per partecipare a un matrimonio, ma la mattina del 25 agosto 2018 i parenti, non vedendoli arrivare, sono entrati nella camera da letto trovandoli tutti e tre assassinati a colpi di pistola.

Indagini della Procura della Repubblica di Pordenone in raccordo con quella macedone

Da qui le indagini della Procura della Repubblica di Pordenone in raccordo con quella macedone, attività coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dal Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, con il contributo della Squadra Mobile di Pordenone e del Servizio Polizia Scientifica.

Il contesto investigativo ha permesso di delineare come la primogenita Pocesta Blerta, il giorno precedente al matrimonio, all’insaputa della seconda sorella si fosse recata in aereo dal Veneto sino in Macedonia dove nella notte del 25 agosto uccideva nel sonno i genitori e la sorellina, facendo subito dopo rientro in Italia, il tutto per un movente intrafamiliare.

Determinanti i riscontri e gli accertamenti investigativi effettuati sul versante italiano per la definizione del processo celebratosi in Macedonia. Condannati anche i due complici della ragazza, due macedoni del posto, rispettivamente a 10 anni e 3 anni di reclusione per aver il primo dato assistenza alla giovane nei movimenti in madrepatria ed il secondo per aver procurato l’arma del delitto, una pistola semiautomatica clandestina.

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