Scritte e simboli legati al fascismo esposti nel giardino di casa, proprietario assolto

Aveva esposto fasci littori scolpiti e scritte legate al Ventennio nel giardino e sulle pareti esterne della propria abitazione, e Paolo Garlant, due anni dopo le accuse di apologia del fascismo, &egr...
Marco Pasquariello

Aveva esposto fasci littori scolpiti e scritte legate al Ventennio nel giardino e sulle pareti esterne della propria abitazione, e Paolo Garlant, due anni dopo le accuse di apologia del fascismo, è stato assolto. Infatti i manufatti sono protetti dalle belle arti, e non possono essere rimossi. Storica sentenza del Tribunale di Udine.

Lasciare esposti fasci littori e scritte legate al Ventennio fascista non contravviene alla Legge Scelba. Il caso, che potrebbe fare giurisprudenza a livello nazionale, parte da Gemona, dove Paolo Garlant, il proprietario dell’abitazione su cui sono posti in bella mostra diversi elementi decorativi richiamanti al Fascismo, è stato assolto dal reato di apologia perchè il fatto non sussiste.

La direzione generale della sezione Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Fvg riferisce che, in base al decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n.42, ‘gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli e altri elementi decorativi di edifici, esposti o no alla pubblica vista’. E’ dunque vietato, senza autorizzazione del soprintendente, disporre o seguire il distacco di affreschi, stemmi, grafiti, lapidi, iscrizioni ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista, beninteso purché la loro esecuzione risalga ad oltre.

Secondo la Corte Costituzionale inoltre, che già nel 1957 aveva ridotto i termini della Legge Scelba, perchè si concretizzi il reato di apologia del fascismo bisogna agire nell’ottica di far rinascere il partito fascista. E, secondo il tribunale di Udine, avere un fascio littorio all’esterno dell’abitazione non è una motivazione sufficiente a far scattare i termini dell’apologia del fascismo.

 

 

 

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