Segregata in casa, presa a cinghiate e umiliata: l’orco era suo marito

Vent'anni di maltrattamenti per una donna marocchina residente a Nimis. Non poteva uscire da casa, neanche in giardino. Non poteva parlare con nessuno. Alla fine, a inizio 2018, scappa da casa e si ri...
Redazione
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Segregata in casa dal marito per vent’anni, che per tutto questo tempo l’ha maltrattata, presa a cinghiate e umiliata. Non poteva uscire di casa, neanche mettere i piedi in giardino. Non le era consentito scambiare due chiacchiere con nessuno. E’ la vicenda ricostruita dai carabinieri della stazione di Tarcento, che hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia un cittadino marocchino di 59 anni, Rahimi El Mahjoub, residente a Nimis, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare del Tribunale di Udine, disposta dal giudici Mariarosa Persico, su richiesta del pm Annunziata Puglia. La vittima, anche lei marocchina, per tanti anni ha subito le violenze ed è rimasta in silenzio, temendo di perdere i figli. Alla fine sono stati alcuni parenti, dai quali è fuggita, a denunciare l’accaduto.

I particolari dell’operazione sono stati resi noti questa mattina in conferenza stampa dal Capitano Rossella Pozzebon, comandante della Compagnia Carabinieri di Cividale del Friuli. Le indagini sono partite ad inizio 2018, quando gli uomini dell’arma di Tarcento hanno ricevuto dai colleghi di Padova l’esposto presentato dalla moglie del 59enne, scappata di casa e rifugiatasi da partenti nella città veneta.

Gli accertamenti dei militari hanno permesso di mettere in luce la situazione di gravi e protratti maltrattamenti in famiglia vissuta in particolar dalla donna. E’ stata anche accertata la durata ultradecennale dei comportamenti. Per fatti analoghi Rahimi El Mahjoub era già stato condannato vent’anni fa. Il cittadino marocchino è stato condotto al carcere di Udine. Il Tribunale dei riesame di Trieste ha successivamente disposto per lui gli arresti domiciliari, dotandolo di braccialetto elettronico. Lo scorso 31 maggio è stata depositata la condanna, con rito abbreviato, a 3 anni e 8 mesi di reclusione.

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